Il mercato continua a credere nella ripresa del Giappone. L’indice Msci del Sol levante nell’ultimo mese (fino al 3 giugno e calcolato in euro) ha guadagnato l’1,3%, portando a +23,7% la performance da inizio anno.
Una delle buone notizie con cui hanno fatto i conti gli investitori nelle ultime settimane è arrivata dalla Bank of Japan, che ha deciso di lasciare invariata la sua politica monetaria. Tradotto in numeri, significa che continuerà a fornire all'economia 80mila miliardi di yen l'anno (528 miliardi di euro) attraverso il quantitative easing. L'istituto è più ottimista sulla crescita dell'economia e ha rivisto al rialzo le sue stime sulla spesa delle famiglie e per la casa, due voci fortemente influenzate l'anno scorso dal rialzo dell’Iva. Il Pil trimestrale del Giappone, intanto, è cresciuto a un tasso annualizzato del 2,4% contro il +1,5% atteso.
Le aziende vogliono soldi
Nel frattempo il ricorso al debito come fonte di finanziamento da parte delle aziende nipponiche sembra avere intrapreso un solido percorso di ripresa dal 2012. Da allora sono stati rimborsati circa 68miliardi di dollari di corporate bond. Nello stesso lasso temporale le imprese nipponiche, secondo la BoJ, hanno però richiesto una cifra quasi quattro volte superiore sotto forma di prestiti bancari. L’indagine sul credito bancario (Senior Loan Officer Survey) condotta dall’istituto centrale mostra, inoltre, che l’aumento della domanda per i finanziamenti deve essere attribuito non solo ai più stringenti requisiti sul capitale circolante o al calo dei tassi d’interesse, ma anche (e in misura crescente) alle maggiori necessità d’investimento.
“Le crescenti esigenze di finanziamento delle società nipponiche rappresentano una forza emergente nell’economia del Sol Levante per consolidare l’inflazione, poiché il potere di acquisto dei consumatori resta limitato e sensibile alla stretta fiscale del governo”, spiega uno studio di WisdomTree Europe. “L’indebitamento aziendale sblocca il valore del bilancio a favore degli azionisti. Ci si aspetta che i ritorni di cassa per gli investitori subiscano un incremento sotto forma di dividendi. Anche i tassi d’interesse reali negativi dovrebbero incentivare il ricorso al debito come fonte di finanziamento e ottimizzare la struttura del capitale delle imprese”.
I radar sullo yen
Nel frattempo gli investitori continuano a scommettere sulla debolezza della valuta locale. Un elemento fondamentale per un’economia votata alle esportazioni come quella nipponica. “E’ possibile che lo yen resti debole, nel caso in cui il rafforzamento dell’inflazione trainata dalla domanda interna dovesse protrarsi ben dopo la fine del programma di allentamento quantitativo della Banca del Giappone e il successivo calo dei tassi d’interesse reali”, spiega il report. “Anche la minaccia di un prossimo irrigidimento della politica monetaria da parte della Federal Reserve dovrebbe sostenere la pressione sullo yen contro il dollaro”.
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