I mercati di frontiera non escono dall’orizzonte degli investitori. L’indice Msci dedicato ai paesi che non sono ancora emerging nell’ultimo mese (fino al 16 giugno e calcolato in euro) ha perso lo 0,4% facendo comunque segnare +5% da inizio anno.
La corsa all’Africa
La regione più promettente, al momento, sembra l’Africa, a dispetto della epidemia di Ebola che ha colpito le zone fra Guinea, Sierra Leone e Liberia e degli attacchi terroristici che stanno devastando la Nigeria. Secondo un report elaborato dalla African Development Bank, insieme alle Nazioni unite e all’Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica, gli investimenti esteri nel Continente nero hanno raggiunto gli 80 miliardi di dollari. Il flusso maggiore (178 miliardi in totale) arriva da Usa, UK e Francia, ma anche i cinesi (28 miliardi) si stanno dando da fare, seguiti da Brasile e India.
L’interesse per i paesi africani non è storia recente. Dagli anni ’80, ad esempio, la Cina ha puntato sul Continente nero, per soddisfare la sua fame di materie prime. Il risveglio per la regione che si è avuto negli ultimi anni, invece, è il frutto della recessione globale che ha spinto diversi aziende a cercare paesi dove i costi di produzione fossero particolarmente bassi favorendo stati come Etiopia, Kenya, Rwanda e Tanzania. Secondo i dati del Fondo monetario internazionale, la regione sub-sahariana (che comprende 29 paesi sotto al deserto) nel 2015 registrerà una crescita vicina al 6%.
La strada per gli emergenti
“Tutti questi paesi faranno i conti con gli stessi problemi che 30 anni fa hanno affrontato quelli che oggi sono gli emergenti”, spiega uno studio firmato da Dan Crimmins, responsabile degli investimenti di CW Management. “Dovranno addestrare la forza lavoro, costruire sistemi energetici funzionanti e ammodernare le infrastrutture. Diverse zone, tuttavia, stanno per entrare nel novero delle aree in via di sviluppo. Mano a mano che i cittadini di queste regioni entreranno nel mercato del lavoro vedranno crescere i loro standard di vita, insieme al consumo di beni e servizi forniti sia da società locali che dalle grandi multinazionali”.
Le destinazioni principali dei soldi che arrivano dall’estero sono Sud Africa e Nigeria. Nel secondo caso, in particolare, gli investitori sembrano convinti che dopo le ultime elezioni il paese sarà in grado di contrastare i militanti islamici di Boko Haram. In mezzo a tutto questo è riuscito comunque a diventare l’economia più grande del continente e la 26esima a livello mondiale grazie a un Pil pari a 510 miliardi di dollari, superiore, ad esempio, a quello sudafricano.
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