Più libertà per i fondi pensione. È questo, in sostanza, il messaggio che arriva da un recente sondaggio promosso da GAM, che ha coinvolto circa 80 investitori istituzionali europei sul tema della previdenza integrativa.
Il 78% dei partecipanti, infatti, ha dichiarato che i fondi pensione non saranno in grado di raggiungere i loro obiettivi a lungo termine a causa dei vincoli normativi troppo stretti. In particolare, tenuto conto dell’aumento della longevità della popolazione, la regolamentazione è vista come una barriera cruciale per la generazione di rendimenti sufficienti a soddisfare gli impegni e, secondo il 65% degli intervistati, la normativa dovrebbe essere cambiata per permettere ai piani pensionistici una maggiore flessibilità nelle scelte di asset allocation.
Ulteriore conferma, questa, al fatto che la normativa giochi un ruolo fondamentale soprattutto in campo previdenziale. Un’indagine effettuata da Censis e Covip, infatti, aveva già marcato come uno dei motivi principali dietro allo stallo della previdenza integrativa in Italia è il fatto che i cittadini siano convinti che le regole sulla propria pensione cambieranno ancora nel breve (clicca qui per approfondire).
“Gli investitori sono giustamente preoccupati circa le modalità con cui gli impegni pensionistici potranno essere soddisfatti e ritengono che occorra un approccio di investimento flessibile per porvi rimedio”, ha commentato in una nota Alexander Friedman, amministratore delegato del gruppo GAM. “La sfida cruciale per i gestori dei fondi è quella di offrire ai clienti strategie che siano differenziate e in grado di aggiungere valore significativo. Nell’attuale condizione di mercato gli investitori si aspettano forti convincimenti da parte dei gestori a cui si affidano”.
La metà degli investitori istituzionali che hanno risposto al sondaggio, inoltre, prevede di aumentare la propria allocazione su prodotti attivi nei prossimi tre anni mentre solo il 13% intende incrementare i propri investimenti in prodotti passivi. Per la seconda metà del 2015, il 38% si dice intenzionato ad accrescere i suoi investimenti in prodotti alternativi, il 35% nell’azionario europeo e il 27% in quello dei mercati emergenti. Secondo l’inchiesta, infine, il rischio geopolitico, la mancata ripresa economica e i movimenti dei tassi di interesse sono percepiti da parte degli investitori come i rischi principali.
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