Capgemini esce rafforzata dopo l’ultima acquisizione. Gli analisti di Morningstar promuovono l’accordo con l’americana IGate e alzano il fair value dell’azienda di information technology francese da 65 a 75 euro.
Capgemini guadagna in termini di diversificazione geografica e settoriale: espande la propria presenza fuori dai confini europei e in particolare negli Usa (dove IGate produce circa l’80% del suo giro d’affari) e in India, e aumenta l’esposizione ai settori bancario e assicurativo. Il nuovo gruppo, inoltre, avrà la possibilità di sfruttare in maniera più efficiente la forza lavoro a livello globale e, grazie a questo, competere per aggiudicarsi contratti più importanti e più profittevoli. Le sinergie a livello operativo, intanto, permetteranno di realizzare risparmi in termini di costi e quindi di allargare il margine operativo.
I fattori di rischio
Grazie a questa acquisizione (che dovrebbe perfezionarsi tra agosto e dicembre) Capgemini rafforza la proprio posizione all’interno del settore IT (Economic Moat), ma permangono fattori di rischio che potrebbero minare la profittabilità e la crescita del gruppo nei prossimi anni. La società francese è infatti molto esposta alle economie più deboli del Vecchio continente e questo la rende maggiormente vulnerabile alla guerra sui prezzi lanciata da altri operatori che cercano di aumentare la quota di mercato all’interno della regione (come Wipro e Infosys).
Inoltre, la fusione con IGate permette di acquisire i clienti di quest’ultima, ma non garantisce la possibilità di sottrarne di nuovi agli altri competitor. La concorrenza sul mercato statunitense è molto alta e gli analisti non credono che Capgemini possa guadagnare in breve tempo significative quote di mercato.
Le previsioni degli analisti
Gli analisti di Morningstar stimano per i prossimi cinque anni una crescita media del fatturato del 7,5% per effetto non solo dell’ultima acquisizione, ma anche dello sviluppo dei business legati alle tecnologie mobile e cloud. Il margine operativo dovrebbe, invece, registrare un’espansione di circa 200 punti base dall’attuale 9,2% all’11,2% nel 2019.
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