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La dieta ipercalorica fa bene a Monsanto

I paesi emergenti consumeranno alimenti sempre più nutrienti e questo contribuirà ad aumentare la domanda dei prodotti dell’azienda americana, leader nella produzione di sementi geneticamente modificate. Il mercato, però, continua a essere scettico sulle prospettive di crescita. 

Francesco Lavecchia 07/07/2015 | 12:42
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La domanda dei paesi emergenti continuerà a trainare il fatturato di Monsanto anche nei prossimi anni, ma le azioni del gruppo statunitense sono scambiate a un tasso di sconto del 20% rispetto al fair value di 130 dollari stimato dagli analisti di Morningstar.

“In molte regioni del mondo le popolazioni stanno progressivamente cambiando le abitudini alimentari. Le famiglie si orientano sempre più a favore di diete con un maggior apporto calorico e questo fa nascere l’esigenza di coltivazioni più efficienti”, dice Jeffrey Stafford analista azionario di Morningstar. “Monsanto è leader mondiale nella produzione di sementi geneticamente modificate e di pesticidi e a nostro avviso sarà tra le società che maggiormente trarrà beneficio da questa tendenza di lungo termine”.

Le previsioni degli analisti
Le previsioni degli analisti per i prossimi cinque anni indicano una crescita media del fatturato attorno al 6%, sostenuta dalla maggior penetrazione nei mercati internazionali e in particolare in Argentina e Brasile. Lo spostamento del portafoglio prodotti verso quelli a maggior valore aggiunto e il prezioso contributo offerto dalle royalty pagate da altre società contribuiranno, inoltre, a far salire il margine operativo della società sopra il 30%.

Esattamente come le big del pharma, Monsanto ha costruito la sua posizione di vantaggio (Economic Moat) all’interno del settore dell’agroalimentare grazie agli elevati margini di profitto garantiti dallo sfruttamento dei suoi brevetti. Le sementi prodotte dall’azienda americana vengono vendute anche ad aziende terze e la tutela legale garantita ai frutti della sua ricerca le assicura una profittabilità superiore alla media. Monsanto investe circa il 10% del suo fatturato in ricerca e sviluppo e questo, secondo gli analisti, dovrebbe permetterle di mantenere salda la leadership nel mercato delle biotecnologie per l’agricoltura.

I rischi maggiori
I dati dell’ultima trimestrale hanno mostrato quali potrebbero essere le possibili minacce nel breve termine. La società continua a soffrire il negativo andamento del mercato agricolo Nord-americano. Il prezzo del grano è in calo e con esso il reddito delle aziende agricole. Questo si traduce in una contrazione della domanda di sementi. Inoltre, la concorrenza dei prodotti generici e la crescente avversione all’utilizzo degli OGM nelle colture, soprattutto nei paesi occidentali, potrebbero ostacolare la crescita futura dei ricavi.

 

Per leggere l’analisi completa su Monsanto clicca qui.

 

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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