Eli Lilly & Co è un’assicurazione sul dividendo. Ma, alle attuali quotazioni di mercato, il titolo è scambiato a premio rispetto al fair value di Morningstar e quindi non garantisce guadagni in conto capitale.
Negli ultimi cinque anni la società farmaceutica americana ha staccato una cedola generosa, ma la performance delle sue azioni (+44% negli ultimi 12 mesi) ha finito per impattare sullo yield, che ora è di poco superiore al 2%. L’azienda gode di una forte posizione di vantaggio all’interno del settore (Economic Moat), e questo le garantirà la redditività necessaria per mantenere intatta la politica di dividendo anche nel futuro.
La ricerca fa la differenza
“L’Economic Moat di Eli Lilly è il frutto dei suoi brevetti, delle elevate economie di scala e della forza della rete di distribuzione”, dice Damien Conover analista azionario di Morningstar. “I brevetti sono preziosi non solo perché assicurano un elevato pricing power sui prodotti - e quindi margini di profitto consistenti - ma anche perché danno il tempo necessario per reinvestire nella ricerca gli utili accumulati in modo da rimpiazzare quelli scaduti con dei nuovi”.
Eli Lilly utilizza più del 20% del suo fatturato annuo per la ricerca di nuovi farmaci, circa il doppio rispetto alla media del settore. Questo le permette di avere un portafoglio prodotti in grado di affrontare la scadenza dei brevetti senza accusare una forte volatilità delle vendite.
Le previsioni degli analisti
Gli analisti di Morningstar ipotizzano per i prossimi cinque anni un tasso di crescita medio del fatturato del 3% e stimano un fair value pari a 71 dollari per azione. Alla base di queste previsioni ci sono le interessanti prospettive fornite dal segmento delle cure per animali, specie alla luce delle ultime acquisizioni realizzate dal gruppo, nonché il crescente focus dell’azienda nello sviluppo di prodotti per la cura di malattie in campo neurologico e oncologico e il numero di farmaci nelle ultime fasi di approvazione da parte delle autorità.
Il margine operativo, invece, dovrebbe beneficiare dell’attenta politica di razionalizzazione dei costi messa in campo dal management ed è visto in espansione dall’attuale 18,8% al 22,7% nel 2019.
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