La marcia a tappe forzate della Grecia verso le riforme chieste dai suoi creditori non basta a tranquillizzare gli investitori. Neppure quelli di obbligazioni che, pure, da un aumento dei rendimenti avrebbero qualcosa da guadagnare. Le incertezze sul futuro del paese, infatti, sono molte e c’è chi non si sente ancora di escludere del tutto un’uscita di Atene dalla zona euro. L’agenzia Standard & Poor’s, ha alzato il rating della Grecia a CCC+ da CCC- e ha definito l'outlook stabile. Ma la società americana di analisi sul debito, nel comunicato che ha accompagnato la sua decisione, ha sottolineato che c'è una possibilità su tre che la Grecia esca dall’euro.
La corsa di Atene
Nella notte tra il 15 il 16 luglio dal Parlamento ellenico è stato dato il via libera alla riforma dell’Iva (con l'aumento dell'imposizione su pasta, pane e latte), alla fine delle agevolazioni per le isole e all'intervento sulle pensioni con la fine del ritiro anticipato dal lavoro nel 2022. Poi, in una seconda votazione (il 23 luglio) è arrivato l’ok alle modifiche al codice di procedura civile e all'adozione delle regole europee sulla risoluzione delle banche in fallimento. Il sì a questo nuovo blocco di riforme consentirà di avviare il negoziato con la ex Troika (Ue, Bce e Fmi) e chiudere un accordo sul piano di salvataggio entro la scadenza del 20 agosto, quando Atene dovrà restituire 3,2 miliardi alla Banca centrale europea.
La Grecia, intanto, dopo l’erogazione del prestito ponte (arrivato dopo la prima votazione) ha rimborsato le scadenze, nuove e arretrate, verso il Fondo monetario internazionale e la Banca centrale europea. Poi gli istituti di credito hanno riaperto pur mantenendo i controlli sui capitali. Nella conferenza stampa seguita alla riunione della Bce del 16 luglio il numero uno dell’Eurotower Mario Draghi ha comunicato l’innalzamento della liquidità di emergenza (Ela) per le banche elleniche, sottolineando che un eventuale alleggerimento del debito verrà affrontato nell’ambito delle regole europee. “In questo clima di maggior fiducia e stabilizzazione dei mercati è proseguita la contrazione degli spread, in particolare di emissioni governative non core e corporate”, spiega una nota firmata da Aldo Martinale, responsabile funzioni studi e analisi di Banca Intermobiliare. “Il mercato primario delle obbligazioni societarie europee e statunitensi ha approfittato di questa parentesi di minor volatilità e ha segnato un sensibile aumento delle nuove emissioni”.
Nel frattempo la Grecia è tornata a farsi vedere sul mercato del debito. Atene ha emesso (in favore di investitori istituzionali, ma poi il titolo sarà collocato sul mercato secondario e quindi disponibile anche ai risparmiatori) un bond con scadenza cinque anni per un controvalore di 3 miliardi. La domanda ha raggiunto quota 20 miliardi, testimoniando il grande interesse per questo titolo con un rendimento annuo fissato al 4,95%, decisamente più alto rispetto ai BTp italiani di pari durata (2,3%).
Le sfide restano
L’emergenza legata alla Grecia, quindi, è rientrata? Non del tutto. Secondo un report dell’agenzia di rating sulle obbligazioni Fitch, l'accordo tra Grecia e creditori “potrebbe allentare la pressione estrema sulla liquidità” di Atene e “aumentare la possibilità di un terzo programma di bailout. Ma sfide notevoli nel breve e lungo termine restano per la tenuta creditizia del paese”. Secondo l'agenzia di rating, “i rischi politici e di implementazione dell'accordo restano alti”. Per Fitch, “l’accettazione da parte del governo greco di molti dei termini voluti dai creditori suggerisce che potrebbe assicurarsi il programma Esm (l'European Stability Mechanism, il fondo Salva-stati da 500 miliardi di dollari, Ndr)”. L’intesa, tuttavia, secondo la società di rating lascia spazio per disaccordi. Per esempio, i target sull'avanzo fiscale non sono stati specificati per quanto facessero parte di precedenti proposte. Inoltre, “anche se il programma Esm fosse adottato, ci sarebbe un rischio alto che possa deragliare rapidamente”.
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