Non si può certo dire che l’equity russo abbia dato soddisfazione negli ultimi tempi. Ad esempio, l’indice Msci Russia ha sottoperformato l’Msci Emerging Markets su uno, tre e cinque anni, segnando anche una volatilità più alta (dati in dollari al 27 luglio 2015). D’altra parte, le azioni russe vengono attualmente scambiate a forte sconto, con un rapporto prezzo/utili pari a otto contro il 14,5 dell’indice allargato a tutti gli emergenti.
Il recente balzo del mercato (+33% da inizio anno, dati in euro a fine luglio) segue la profonda crisi iniziata nel 2012, con i problemi ciclici e geopolitici aggravati dal coinvolgimento del governo nell’economia e dai livelli di corruzione.
La dipendenza della Russia dalle esportazioni di energia e la sua incapacità di diversificare la propria economia e di integrarla all'interno del panorama globale, lascia il paese estremamente vulnerabile al ciclo delle materie prime. Il crollo del prezzo del petrolio nel secondo semestre del 2014 ha provocato un vero e proprio shock. Si stima infatti che la Russia abbia bisogno di un prezzo del greggio pari o superiore a 100 dollari al barile per raggiungere il pareggio di bilancio.
La stretta monetaria in risposta al crollo del rublo - giù di oltre il 40% rispetto al dollaro negli ultimi due anni - ha reso il credito più costoso, peggiorando ulteriormente la fiducia delle imprese e la domanda interna. Le tensioni geopolitiche a seguito dell’annessione della Crimea nel marzo 2014 avevano già portato a sanzioni economiche. Tutto ciò ha aumentato il premio al rischio del mercato azionario e ha spinto verso l’alto il costo del debito per le banche e le imprese russe. Inoltre, gli effetti dei minori prezzi energetici e delle sanzioni sono destinati a diventare più evidenti nel corso di quest’anno e dell’anno prossimo, quando il Prodotto interno lordo dovrebbe contrarsi ulteriorimente.
La domanda interna soffre a causa dei prezzi in salita dei beni importati e degli elevati livelli di debito privato. La fiducia può peggiorare ulteriormente, visto che l’aumento dell’inflazione a seguito della svalutazione monetaria è destinato a deprimere il potere d’acquisto reale. Nel frattempo, sul fronte delle imprese, i livelli d’investimento in discesa combinati con tassi di interesse più elevati, mettono pressione sui costi di finanziamento delle banche russe, spingendo i livelli di credito complessivo verso il basso.
Nel breve-medio periodo i rendimenti azionari dovrebbero rimanere volatili, data la mancanza di un vero driver di crescita economica. Questo rende la Russia inadatta agli investitori che non sono in grado di tollerare alti livelli di rischio e incertezza. Detto questo, ci sono una serie di catalizzatori in grado di trasformare la Russia in un investimento tattico attraente. Le valutazioni sono estremamente a buon mercato e un eventuale recupero dei prezzi energetici sarebbe una leva importante. Su un orizzonte a più lungo termine, tuttavia, per crescere davvero la Russia dovrebbe aumentare l’integrazione con le economie sviluppate.
Lyxor UCITS ETF Russia (Dow Jones Russia GDR)
L’Etf utilizza la replica sintetica per tracciare il Dow Jones Russia GDR Index, un benchmark che copre l’85% del mercato delle società russe quotate a Londra tramite Global Depositary Receipts (DGR). L’indice è basato sulla capitalizzazione di mercato aggiustata per il flottante con un tetto massimo del 20% per singolo titolo. Data l’importanza del settore energetico nell’economia russa, l’indice è fortemente esposto verso aziende attive nei settori petrolifero e di estrazione di gas, le quali contano oltre il 50%. Seguono i titoli finanziari (circa il 20%).
Il fondo utilizza un controttato swap avendo come controparte Société Générale. L’Etf usa il denaro degli investitori per acquistare un paniere di titoli blue-chips di paesi Ocse, che viene poi utilizzato come garanzia per lo swap. Secondo le normative Ucits, l’esposizione al rischio di controparte deve essere limitata al 10% del Nav del fondo in qualsiasi momento. Lyxor è ora impegnata ad azzerare l’esposizione al rischio controparte su base giornaliera. Inoltre, Lyxor non effettua operazioni di prestito titoli, il che aiuta a ridurre al minimo il rischio complessivo di controparte. Le commissioni totali, espresse dell’indice Ter, sono pari allo 0,65%, in linea con la media di categoria.
iShares MSCI Russia ADR/GDR UCITS ETF
L’Etf usa la replica fisica per tracciare l’Msci Russia MDR/GDR Index, che non include aziende russe che non abbiamo Global Depositary Receipts (DGR) quotati a Londra o sul Nasdaq di New York. Il settore energetico conta per oltre la metà del portafoglio, seguito da quello finanziario e dai beni di consumo.
Vengono utilizzati contratti future per gestire i flussi di cassa e i dividendi. L’Etf effettua operazioni di prestito titoli. Tra marzo 2014 e marzo 2015, il fondo ha prestato in media il 2,51% del portafoglio. La divisione delle entrate derivanti dal prestito è di 62,5/37,5 tra il fondo e BlackRock, il lending agent. Le operazioni di prestito sono coperte usando un collaterale costruito in base alle norme Ucits. Il collaterale è detenuto in un conto da una parte terza. Il grado di sovracollateralizzazione è in funzione delle attività previste come garanzia, ma varia tipicamente da 102,5% al 112%. Le commissioni in carico agli aderenti, espresse dall’indice Ter, sono pari allo 0,65%, in linea con la media dei concorrenti.
Alternative
Su Borsa Italiana sono quotati altri tre replicanti, non ancora coperti dalla ricerca Morningstar, che danno accesso al mercato azionario russo: db x-trackers MSCI Russia Capped Index UCITS ETF, RBS Market Access DAXglobal® Russia Index UCITS ETF e Source RDX UCITS ETF.
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