L’industria del risparmio gestito si muove a piccoli passi verso l’economia reale. Lo scorso 8 giugno è entrato in vigore il Regolamento (UE) 2015/760 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2015 relativo ai fondi di investimento europei a lungo termine, meglio noti come Eltif. Dal prossimo 9 dicembre, la normativa sarà applicabile a tutti gli stati membri e i nuovi prodotti potranno essere distribuiti, non solo agli investitori istituzionali, ma anche privati.
Identikit
Gli Eltif sono fondi chiusi che hanno per obiettivo la raccolta di capitali da impiegare in investimenti a lungo termine nell’economia europea. Date le loro caratteristiche e la natura prevalentemente illiquida, il Regolamento prevede diverse forme di tutela per i sottoscrittori retail, che si aggiungono a quelle già previste da altre normative, tra cui l’Aifm (direttiva sui fondi di investimento alternativi).
I vincoli
Innanzitutto, i gestori dovranno adottare specifiche procedure per valutare se effettivamente l’Eltif può essere distribuito al retail e individuare il canale di distribuzione. Quest’ultimo dovrà fornire un’adeguata consulenza al cliente privato. Inoltre, come si legge in una nota di Assogestioni, “laddove il portafoglio finanziario del cliente non ecceda l'ammontare di 500 mila euro, è previsto un investimento minimo iniziale non inferiore a 10 mila euro e un limite di concentrazione tale per cui l'investimento stesso non può eccedere il 10% del controvalore del portafoglio”.
Il portafoglio
I fondi europei a lungo termine potranno investire in azioni e obbligazioni di imprese, diverse da un Oicr (Organismo di investimento collettivo del risparmio), che non siano finanziarie, non siano quotate in Borsa o comunque con una capitalizzazione inferiore ai cinquecento milioni di euro, abbiano sede in uno stato membro o in uno terzo, purché quest’ultimo soddisfi certi requisiti, in particolare in materia di scambio di informazioni e accordi fiscali multilaterali. Potranno anche investire in prestiti erogati dall'Eltif a un'impresa tra quelle ammissibili in portafoglio, con una scadenza non superiore al ciclo di vita del fondo stesso, in azioni o quote di uno o più altri strumenti simili (nel rispetto di determinati vincoli) e in partecipazioni in singole attività reali per un valore di almeno dieci milioni di euro o di un importo equivalente nella valuta e al momento in cui avviene la spesa.
Il quadro normativo
Le nuove norme sugli Eltif sono strettamente collegate alla direttiva 2011/61/Ue (Aifmd), che costituisce il quadro giuridico per la disciplina e commercializzazione dei fondi di investimento alternativi (Fia) nell’Unione. Spetta all’Esma (l’associazione delle Consob europee) elaborare progetti di norme tecniche specifiche da sottoporre alla Commissione Ue per l’adozione entro il 9 settembre 2015.
Fondi di credito e di minibond
In Italia, esistono altri strumenti pensati dal legislatore italiano per favorire il legame tra risparmio gestito ed economia reale. Con la conversione in legge dei decreti Crescita del 2012, Destinazione Italia e Competitività del 2014, sono stati introdotti i cosiddetti fondi di credito e di minibond, con l’obiettivo di sviluppare forme di finanziamento per le piccole e medie imprese alternative al canale bancario, coinvolgendo le società di gestione. Come si legge in una nota di Assogestioni, “l’articolo 22, comma 5 del Decreto competitività ha modificato il Tuf (Testo unico della finanza) consentendo di istituire Oicr abilitati a investire non soltanto in crediti concessi da terzi ma anche in quelli erogati direttamente a valere sul patrimonio del fondo stesso”.
L’articolo 12 del Decreto destinazione Italia, invece, ha introdotto misure per favorire lo sviluppo dei fondi di minibond, i quali investono prevalentemente in obbligazioni emesse da società non quotate, di piccola e media dimensione (a esclusione delle micro imprese, ossia imprese con meno di 10 dipendenti e aventi un fatturato annuo o un totale attivo inferiore a 2 milioni di euro). Tra le case di gestione che hanno questo tipo di strumenti (che sono chiusi e per investitori qualificati) ci sono Advam, Anthilia Capital Partners, Bnp Paribas Investment Partners, Duemme, Emisys Capital, Finanziaria Internazionale Investments, Hedge Invest, Lyxor, Muzinich, Pioneer, Tenax Capital e Zenit.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.