I dati del primo semestre di Prada confermano il trend negativo delle vendite, ma il gruppo italiano può vantare una forte posizione di vantaggio all’interno del settore luxury (Economic moat) che promette elevati margini di profitto nel futuro. Il titolo è scambiato al momento attorno ai 32 dollari di Hong Kong, a un tasso di sconto del 20% rispetto al fair value che è pari a 41 dollari.
I dati della trimestrale
“Nel secondo trimestre il fatturato ha registrato un +2% (anno/anno), in rallentamento rispetto al +6% realizzato nei primi tre mesi dell’anno. Le vendite nel segmento retail sono salite dell’8%, al di sopra delle nostre stime, ma nella pubblicazione dei dati preliminari l’azienda non ha precisato la variazione al netto delle variazioni dovute al tasso di cambio, il cui impatto è da stimare tra il 6% e l’8%”, dice Paul Swinand, analista azionario di Morningstar. “I ricavi prodotti dal segmento multimarca sono scesi del 14% (oltre le nostre previsioni). Questo calo, però, risente della politica di razionalizzazione delle licenze di vendita che ha contribuito a ridurre il peso di questo business sul giro d’affari complessivo del gruppo a meno del 10%”.
L’analisi per marchio indica un deludente andamento del brand Prada. I ricavi sono saliti del 6% nel secondo periodo, ma a cambi costanti la variazione sarebbe stata negativa. E’ andata meglio a Miu Miu (marchio dedicato alla moda femminile) che ha registrato un progresso del 19% (+6% al netto dell’effetto prodotto dal deprezzamento dell’euro).
Asia, gioie e dolori
Il gruppo italiano paga, forse più di altri competitor, l’esposizione al mercato cinese, dove il rallentamento del turismo diretto ad Hong Kong e Macao e i provvedimenti anti-corruzione di Pechino hanno frenato in maniera sensibile gli elevati tassi di crescita delle vendite all’interno della regione. Per molti trimestri le società del comparto hanno esibito vendite in doppia cifra. Ora non possono contare più sugli stessi numeri, ma questo non è dovuto a un calo della spesa in beni di lusso da parte dei cinesi. Che invece continuano a spendere, ma hanno semplicemente cambiato la location del loro shopping.
“Nonostante ci aspettiamo della volatilità nell’andamento delle vendite e dei margini di profitto, a causa della forte esposizione dell’azienda alle incertezze legate al mercato asiatico, stimiamo un tasso di crescita medio dei ricavi nei prossimi cinque anni del 7% e un Ebit (utile opertivo/ricavi totali) attorno al 20%”, conclude Swinand.
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