Mediobanca batte la concorrenza italiana, ma la debolezza del sistema bancario italiano le impedisce di attaccare i leader internazionali del settore. Morningstar ha avviato la copertura dell’istituto di credito stimando per il titolo di Piazzetta Cuccia un fair value pari a 11 euro (le azioni della banca milanese hanno chiuso a 8,84 euro la seduta del 25 agosto), che al momento gli vale un rating di quattro stelle.
Leader in Italia
“Mediobanca riesce facilmente a battere i principali competitor interni, come Unicredit e Intesa Sanpaolo, grazie ad asset di elevata qualità e a bassi costi operativi”, dice Stephen Ellis analista azionario di Morningstar. “Negli ultimi anni, inoltre, la banca ha ripulito il bilancio, riducendo il grado di indebitamento e aumentando la quota dei finanziamenti raccolti attraverso i depositi bancari (prevalentemente attraverso la sua banca online CheBanca!). Inoltre, ha aumentato la diversificazione del portafoglio prestiti in modo da ridurre il livello di rischio”.
Mediobanca ha tutte le carte in regola per continuare anche nei prossimi anni a primeggiare in patria su tutti i fronti: profittabilità, qualità degli asset e crescita delle quote di mercato. Ma avrebbe bisogno di una profonda riforma del sistema bancario italiano per riuscire ad alzare in maniera sostanziale il livello di redditività del capitale (e quindi guadagnarsi l’Economic moat).
Il limite è l’Italia
Nonostante i progressi registrati negli ultimi anni, gli analisti valutano negativamente il sistema bancario italiano. L’ammontare dei prestiti in sofferenza è ancora elevato. Questo impedisce agli istituti di alzare il prezzo per la concessione del credito e, di conseguenza, limita la crescita degli utili. Un altro problema è il sovradimensionamento del settore, con più di 50 filiali per ogni 100.000 abitanti e oltre 650 istituti di credito, che alza il livello della concorrenza e gonfia i costi. A questo, poi, si aggiungono la presenza ingombrante delle fondazioni locali, che detengono circa il 20% del capitale sociale bancario italiano e che, di fatto, ostacola il consolidamento del settore, e l’anemica crescita dell’economia del paese. Gli indici finanziari mostrano l’invidiabile situazione patrimoniale dell’istituto di credito milanese, ma nonostante ciò Mediobanca resta fortemente esposta ai titoli di Stato italiani (oltre cinque miliardi di euro) e questo la rende sensibile all’andamento degli spread e al rischio di un declassamento del merito creditizio del paese.
Le stime degli analisti
“Per i prossimi cinque anni stimiamo una crescita moderata del fatturato. I prestiti saliranno a un tasso medio inferiore al 5% e ipotizziamo anche la crescita del net interest margin, pari a (interessi attivi- interessi passivi)/prestito medio concesso, dall’1.4%-1,6% degli scorsi anni al 2%-2,2% (grazie al lieve allentamento della concorrenza sul mercato bancario) e l’aumento delle commissioni incassate dal segmento dell’investment banking”, dice Ellis. “Mediobanca promette di mantenere un’elevata efficienza operativa, come indicano le stime sull’andamento dell’efficiency ratio (stabile attorno al 30%), e di migliorare ulteriormente la stabilità patrimoniale, con il Core Tier 1 che è visto in salita fino al 12,9% nel 2020 (dal 12% del 2015)”.
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