Gli investitori che hanno puntato sull’equity dell’Eurozona devono ringraziare la Banca centrale europea per quanto fatto dallo scoppio della crisi del debito sovrano che ha minacciato, tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, di spezzare l'Unione monetaria. L'indice Msci Emu è balzato di oltre 70 punti percentuali dal famoso whatever it takes di Mario Draghi (cioè da quando il presidente della Bce si impegnò a fare tutto il necessario per salvare la moneta unica). Tuttavia, il benchmark Msci Emu viaggia ancora al di sotto dei suoi massimi pre-crisi.
Il programma di Quantitative easing, partito a marzo di quest’anno, ha dato agli investitori nuove ragioni per essere ottimisti sulla regione. Il programma prevede l'acquisto di titoli di Stato per un ammontare mensile di 60 miliardi di euro fino a settembre 2016. Il Qe rappresenta l'ultima, e senza dubbio la più importante, di una serie di misure di stimolo economico introdotte dalla Bce negli ultimi anni, tra cui ricordiamo ad esempio l’acquisto di covered bond e i tagli ai tassi di interesse che ormai sono prossimi allo zero.
Non a caso, secondo i dati Morningstar, gli Etf (Exchange traded fund) specializzati sulle Borse dell’Eurozona hanno attratto flussi netti per 7,33 miliardi di euro dall’inizio dell’anno, più di qualsiasi altra categoria. In media, il rendimento da gennaio è stato del 13,74% e nell’ultimo triennio del 18,29% annualizzato (al 30 giugno 2015). Clicca qui per approfondire.
Nonostante una prospetiva macroeconomica più positiva, permangono dei rischi al ribasso per le valutazioni azionarie dell’Eurozona. In particolare, malgrado il pericolo di un fallimento greco sia stato per ora scampato, resta l’incognita sulle prossime elezioni politiche a seguito delle dimissioni del primo ministro Syriza. Detto questo, il rischio di un contagio all'interno dell'Unione monetaria sembra essere diminuito per il momento.
Scendendo a livello di singoli Stati, anche se ci sono stati segni di progresso, la mancanza di ampie riforme strutturali in paesi come la Francia e l'Italia rimane una preoccupazione. Una revisione dell’impostazione fiscale e delle nuove leggi sul lavoro in questi due paesi è ritenuta essenziale al fine di rendere la politica monetaria della Bce pienamente efficace.
Detto questo, comunque, è bene non dimenticare che la maggior parte delle società che fanno parte del benchmark sono grandi aziende di alta qualità, che sviluppano la maggior parte del loro business a livello internazionale.
L’indice
L’Msci Emu comprende circa 240 titoli di socità con sede in paesi dell’Unione monetaria europea, che rappresentano l’85% della capitalizzazione di mercato dell’Eurozona aggiustata per il flottante. L'indice è rivisto trimestralmente. Le azioni francesi e tedesche costituiscono il 60-65% del portafoglio. A livello settoriale, i titoli più presenti sono quelli dei servizi finanziari (23%) seguiti dagli industriali (14%), dai beni di consumo discrezionali (13%) e beni di consumo primari (10%). La francese Total e le multinazionali farmaceutiche Bayer e Sanofi sono i tre maggiori componenti dell'indice, ciascuno con circa il 3% della ponderazione.
UBS ETF – MSCI EMU UCITS ETF (EUR) A-dis (EUR)
Il fondo utilizza la replica fisica completa per tracciare la performance dell’indice. L’Etf si impegna in operazioni di prestito titoli, attività che ha portato tra agosto 2014 e agosto 2015 un rendimento netto supplementare dello 0,08%. In questo periodo, la percentuale massima di titoli prestata è stata 19,06%, mentre la media è stata 14,54%. Il ricavo lordo generato dal prestito titoli può parzialmente compensare le commissioni ed è diviso 60/40 tra l’Etf e State Street Bank GmbH, che agisce come agente per il prestito. Per proteggere il fondo dal rischio di controparte che deriva da questa pratica, l’emittente utilizza un paniere collaterale che vale tra il 105% e il 115% del valore del prestito, a seconda delle attività previste. Il fondo distribuisce dividendi semestralmente, in febbraio e agosto. L’indice Ter, che indica le commissioni totali annue, è pari allo 0,23%, sotto la media di categoria.
iShares MSCI EMU UCITS ETF (EUR)
Il fondo utilizza la replica fisica completa per tracciare la performance dell’indice. L’Etf si impegna in operazioni di prestito titoli, attività che ha portato tra giugno 2014 e giugno 2015 un rendimento netto supplementare dello 0,04%. In questo periodo, la percentuale massima di titoli prestata è stata 9,81%. Le commissioni annue sono pari allo 0,33%, superiori alla media dei concorrenti.
Amundi ETF MSCI EMU UCITS ETF (EUR)
Questo Etf è un replicante sintetico. Il fondo possiede un basket di titoli (azioni blue-chip) di cui, come parte del contratto di swap, Amundi scambia la performance per il rendimento del benchmark, al netto delle commissioni. La controparte swap è BNP Paribas, che funge anche da custode. La normativa Ucits stabilisce che l’esposizione (e quindi la perdita potenziale massima) verso ogni singola controparte non possa superare il 10% del valore patrimoniale netto del fondo. Tuttavia, Amundi, come molti altri emittenti sintetici, resetta lo swap a zero In caso di inadempimento della controparte swap, Amundi può nominare un’altra controparte di swap, passare alla replica fisica o rimborsare gli investitori liquidando l’Etf. Il Ter è pari a 25 punti base.
Alternative
Altri Etf (non ancora coperti dalla ricerca Morningstar) che replicano l’indice Msci Emu disponibili in Italia sono: Lyxor UCITS ETF MSCI EMU D-EUR, SPDR® MSCI EMU UCITS ETF (EUR) e db x-trackers MSCI EMU Index UCITS ETF (DR) 1D (EUR).
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