La decisione di Royal Philips (PHIA) di concentrarsi sul business dell’healthcare promette di premiare gli azionisti, ma il mercato non valuta adeguatamente la leadership del gruppo olandese nel settore e sconta il titolo del 25% rispetto al fair value Morningstar.
Nel corso degli anni (e attraverso numerose acquisizioni), PHIA ha allargato il suo raggio d’azione dal business dell’illuminazione a quello dei beni di consumo e delle apparecchiature mediche, ma ora ha deciso di razionalizzare le attività.
Il mercato dei prodotti di illuminazione al Led è cambiato in seguito all’ingresso di nuovi competitor, i margini di profitto si sono ridotti e Philips ha ceduto il ramo d’azienda, fatta eccezione per il business dei sistemi di illuminazione professionali.
Philips punta sul settore health care
Il prossimo passo sarà lo spin-off di quest’ultimo in una nuova società che dovrebbe debuttare in Borsa nel 2016 e la conseguente combinazione delle divisioni healthcare e beni di consumo. “La nostra opinione sulla strategia del gruppo è positiva, poiché garantisce un’allocazione del capitale più efficiente e promette di spingere la profittabilità del gruppo”, dice Jeffrey Vonk, analista azionario di Morningstar. La leadership nel settore healthcare, che rappresenta poco meno del 50% del suo fatturato, garantisce a Philips una redditività del capitale superiore alla media dei suoi competitor (Economic moat).
Nell’ultimo periodo la divisione ha registrato un rallentamento a causa del consolidamento delle strutture mediche e dell’esigenza di razionalizzare i costi da parte delle amministrazioni, ma continua a essere estremamente redditizio anche grazie alla struttura oligopolistica del comparto, dominato da General Electrics, Siemens e appunto Philips.
La strategia dell’azienda olandese, che fornisce ai centri ospedalieri strumenti per la diagnosi e la cura di malattie, è quella di mantenere strette relazioni con i suoi clienti, anche attraverso il training del personale nell’utilizzo delle strumentazioni e questo riduce le probabilità di essere sostituito da un diverso fornitore (i cosiddetti costi di switch).
“In base alle nostre previsioni, che indicano una crescita media del fatturato del 3% nei prossimi cinque anni e un miglioramento del margine Ebit dal 2,2% del 2014 al 10% nel 2019, stimiamo un fair value pari a 30 euro”, conclude Vonk.
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