General Motors, fair value confermato anche dopo la multa

Le autorità americane hanno condannato il gruppo di Detroit a un risarcimento plurimilionario per i danni prodotti da un difetto di fabbricazione.  L’azienda ha comunque una liquidità sufficiente per far fronte a sanzioni anche più severe e gli analisti di Morningstar hanno lasciato invariata la valutazione del titolo a 48 dollari per azione. 

Francesco Lavecchia 18/09/2015 | 10:06
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General Motors (GM) non si fa spaventare dalla mano pesante delle autorità americane. Il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti ha giudicato colpevole la casa automobilistica di Detroit per le vittime causate da un difetto al sistema di accelerazione riscontrato su 2,6 milioni di veicoli. Stando alle indiscrezioni dei media, le parti dovrebbero accordarsi per una multa di circa 900 milioni di dollari, ma questo non cambia la stima degli analisti di Morningstar sul fair  value del titolo, che resta fermo a 48 dollari. Negli ultimi tre mesi le azioni GM hanno ceduto oltre il 10% (anche in seguito alle vendite innescate dalle speculazioni legate a questa vicenda) e ora sono scambiate a un tasso di sconto del 35%.

“Se l’importo della multa fosse corretto, si tratterebbe di una sentenza tutto sommato non troppo sfavorevole per General Motors. La casa di Detroit ha ricevuto uno sconto di pena per aver collaborato con la giustizia e, a nostro avviso, anche perché si tratta di un’azienda americana”, dice David Whiston analista azionario di Morningstar. “Nel modello utilizzato per la stima del fair value abbiamo quantificato le perdite potenziali legate a questa vicenda in circa sette miliardi di dollari, ma il gruppo ha in cassa oltre 30 miliardi ed è dunque in grado di assorbire uscite di importo anche più elevato”.

Le previsioni degli analisti
General Motors non gode di una posizione di vantaggio competitivo (Economic Moat), a causa della forte concorrenza sul mercato e della necessità, per le aziende del settore automotive, di generare elevate economie di scala per comprimere i costi di produzione. Tuttavia il gruppo americano è uscito rafforzata dalla riorganizzazione post-fallimento. Ora i costi operativi sono sensibilmente inferiori rispetto al passato (quelli legati alle spese del lavoro si sono ridotti a un terzo) e in alcuni segmenti riesce a imporre prezzi di vendita molto più alti. Questo si è tradotto in un gross margin due volte più elevato rispetto a quello del 2009 e in un generale miglioramento della profittabilità del gruppo.

“Le nostre previsioni per il 2015 indicano un calo del fatturato dell’1,4%, a causa della contrazione delle entrate derivanti dalla joint venture cinese, mentre nei successivi quattro i ricavi dovrebbero salire a un ritmo dell1,5%. Il margine operativo, invece, dovrebbe mantenersi stabile attorno al 5%”, conclude Whiston.

 

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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