New Hope spera nella risalita del carbone

Il fatturato del gruppo australiano dovrebbe beneficiare della crescita del prezzo della materia prima nel medio/lungo termine. Il titolo è scambiato a sconto rispetto al fair value Morningstar. 

Francesco Lavecchia 29/09/2015 | 11:46
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New Hope paga il negativo andamento delle commodity, ma il mercato non valuta adeguatamente l’efficienza produttiva e le prospettive di crescita future del gruppo australiano. Il titolo è scambiato al momento attorno a quota 1,60 dollari australiani, a sconto di oltre il 40% rispetto al fair value Morningstar di 2,60.

L’azienda produce carbone termico nelle miniere situate nella regione di Acland, a 140 chilometri da Brisbane. I volumi annui superano i sei milioni di tonnellate e sono quasi completamente destinati all’esportazione. La conformazione dei centri produttivi le permette di mantenere i costi al di sotto della media del settore, anche se questo non è sufficiente a generare rendimenti del capitale superiori a quelli dei competitor (di qui l’assenza di un Economic moat).

“New Hope può vantare una forte solidità di bilancio, grazie a oltre un miliardo di dollari australiani in cassa e nessun debito accumulato. Questo le dà ampi margini di manovra per finanziare nuove acquisizioni, ma crediamo che in un contesto come quello attuale, caratterizzato dall’abbondanza di carbone e da bassi prezzi di mercato, il gruppo non abbia interesse a investire nell’aumento della capacità produttiva”, dice Mathew Hodge analista azionario di Morningstar.

Le previsioni degli analisti
“Nei prossimi cinque anni, ci aspettiamo una crescita del fatturato attorno al 9% e un miglioramento del margine operativo che dovrebbe salire dall’attuale 7% all’11% nel 2019. Le nostre stime si basano sulle ipotesi di un sensibile aumento del prezzo del carbone nel medio/lungo termine (dagli attuali 40 dollari ai 67 dollari alla fine del nostro periodo di previsione) e della crescita dei volumi di produzione, grazie allo sfruttamento di nuove miniere e a operazioni di M&A”.

Nel breve periodo New Hope risentirà del calo della domanda di carbone da parte della Cina, che ridurrà l’impiego della materia prima e diventerà sempre più indipendente dalle importazioni. In attesa che i conti del gruppo australiano migliorino, gli azionisti potranno consolarsi con un dividend yield superiore al 5%. L’azienda australiana, infatti, genera elevati flussi di cassa che utilizza per finanziare i suoi investimenti e una cedola generosa.

 

Per leggere l’analisi completa su New Hope clicca qui.

 

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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