Mentre il governo italiano e le istituzioni finanziarie internazionali si scatenano nel balletto dei numeri sulle prospettive di crescita della Penisola, gli investitori guardano il palco dove vanno in scena i dati certi. E mostrano di apprezzare i segnali che arrivano dalla congiuntura. I fondi della categoria Morningstar Azionari Italia nell’ultimo mese hanno guadagnato (mediamente) il 2%, portando a +21,4% la performance da inizio anno. Andamenti sostanzialmente in linea con quelli dell’indice Msci Italy.
Indice Msci Italy da gennaio 2015
Andamento di un ipotetico investimento di 10mila euro effettuato a inizio 2015
Fonte: Morningstar Direct
La danza dei numeri
Per quanto riguarda le previsioni, l'Ocse resta prudente sulle prospettive di crescita dell'Italia. Nella sua Valutazione Intermedia - il rapporto di aggiornamento tra i due Outlook semestrali - gli economisti dell'Organizzazione indicano allo 0,7% l'aumento del Pil previsto per il 2015, con un incremento di 0,1 punti percentuali rispetto alle stime dello scorso giugno, ma abbassano di 0,2 punti (all’1,3%) la previsione per il 2016. Nei giorni scorsi il premier Matteo Renzi ha preannunciato che, nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, la stima di crescita del Pil per il 2015 sarà alzata dallo 0,7% allo 0,9% e che anche per il 2016 ci sarà “una leggera revisione” al rialzo rispetto all'1,4% indicato inizialmente. A luglio l'Fmi ha stimato a +0,7% la crescita prevista per il Pil italiano nel 2015, seguita da +1,2%. La Commissione Ue a maggio ha indicato a +0,6% la previsione per quest'anno e a +1,4% per il prossimo.
Il quadro macro
I dati macro definitivi, intanto, fotografano una situazione congiunturale in miglioramento, seppur leggero. Il tasso di disoccupazione in Italia è diminuito di 0,1 punti percentuali ad agosto, proseguendo il calo del mese precedente (-0,5 punti) e arrivando all'11,9%. Nei dodici mesi la disoccupazione è diminuita del 5,0% (-162 mila persone in cerca di lavoro) e il tasso di disoccupazione di 0,7 punti.
Le difficoltà dell’economia a ingranare una marcia adeguata sono sottolineate dall’andamento dell’inflazione. Nel mese di settembre 2015, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, è diminuito dello 0,3% rispetto al mese precedente e cresciuto dello 0,3% nei confronti di settembre 2014, con un’accelerazione di un decimo di punto percentuale rispetto al valore registrato ad agosto (+0,2%). Il dato mensile supera lievemente le attese del mercato (-0,2%). Secondo le stime preliminari, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) è aumentato dell'1,6% su base mensile e dello 0,2% su base annua, in rallentamento dal +0,4% di agosto.
Passi avanti, sempre secondo l’Istat, si sono fatti anche nel campo del deficit. Nella media dei primi due trimestri del 2015 si è registrato un rapporto tra indebitamento netto e Pil pari al 3,2%, con un miglioramento di 0,3 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente e in calo anche nei confronti del primo trimestre, quando si era attestato al 5,6%. Nel solo secondo trimestre il rapporto deficit/Pil è stato pari allo 0,9%, inferiore di 0,2 punti percentuali rispetto a quello misurato nel corrispondente trimestre del 2014.
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