Prosegue la corsa degli Exchange traded products (Etp), che nel mese di settembre segnano una raccolta netta globale di 28,4 miliardi di dollari, portando così i flussi in entrata da inizio anno a quota 230 miliardi, 100 miliardi meno di quanto incassato nel 2014, con ancora tre mesi a disposizione.
A fine mese, i fondi passivi quotati nel mondo sono 5.713 (contro i 5.431 di inizio anno). Questi gestiscono complessivamente un patrimonio pari a 2.778 miliardi di dollari. A dirlo è il consueto report ETF Landscape – Industry Highlights, pubblicato dal BlackRock Investment Institute.
La rivincita degli Usa
A trainare i flussi di settembre sono stati in particolare i prodotti dedicati all’azionario Usa (11,2 miliardi di dollari) i quali hanno moltiplicato per cinque la raccolta del mese precedente. Le sottoscrizioni si sono concentrate soprattutto nei giorni subito precedenti la riunione della Federal Reserve del 17 settembre, la quale ha poi deciso di lasciare i tassi d’interesse invariati.
Prosegue la raccolta degli Etp azionari giapponesi, 6,2 miliardi in entrata nel mese, con gli investitori evidentemente incoraggiati dalle promesse di ulteriori riforme nel campo della corporate governance. Senza contare che il 9 settembre 2015 la Borsa di Tokyo ha registrato il maggior rally giornaliero degli ultimi sette anni. Bene anche i replicanti equity paneuropei, con 2,8 miliardi di raccolta netta.
Gli Etp che replicano i mercati azionari emergenti, invece, hanno visto nel mese riscatti netti netti per 3,2 miliardi di dollari, sulla scia dei dati cinesi che continuano a deludere. “Lo scorso mese, comunque, i deflussi dai mercati azionari emergenti sembrano essere diminuiti – ha commentato in una nota Ursula Marchioni, capo analista EMEA di iShares – Abbiamo anche rilevato un crescente interesse per le strategie minimum volatility focalizzate sugli emergenti, che potrebbe rappresentare un primo segnale di un rinnovato desiderio da parte degli investitori di prendere nuovamente esposizione al tema, con una certa protezione al ribasso. I deflussi dall’asset class registrati nel terzo trimestre dell’anno rimangono significativi e, nonostante sia troppo prematuro pensare che i mercati in via di sviluppo abbiano raggiunto i minimi, riteniamo sia un'area da osservare”.
Sì ai bond, ma di qualità e a breve scadenza
In attesa della riunione Fed, gli investitori hanno puntato sugli Etp obbligazionari a breve scadenza, i meno impattati da un possibile rialzo dei tassi Usa, i quali hanno incassato nel mese 5,7 miliardi di dollari, cioè il 40% della raccolta totale dei replicanti a reddito fisso (11,6 miliardi). La voglia di proteggersi da un eventuale rialzo dei tassi, che ancora non c’è stato nonostante le previsioni, ha portato gli Etp obbligazionari a breve scadenza a raccogliere nei primi nove mesi dell’anno 25,5 miliardi, il doppio dei flussi in entrata registrati nell’intero 2014.
I prodotti investment grade hanno incassato sottoscrizioni per 1,4 miliardi, mentre gli Etp di tipo high yield hanno perso per strada 1,3 miliardi.
Infine, la volatilità di settembre non ha favorito le materie prime, con gli Etc che hanno segnato in generale deflussi per 400 milioni di dollari; in controcorrente i prodotti auriferi, che hanno incassato nel mese 200 milioni.
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