LafargeHolcim punta tutto sull’Asia

Il gruppo ha dismesso alcune attività in Europa per concentrare gli investimenti sui mercati emergenti. Gli analisti stimano una crescita media del fatturato di circa il 5% nei prossimi cinque anni, ma il titolo continua a essere scontato sul mercato.  

Francesco Lavecchia 13/10/2015 | 14:28
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Il matrimonio Lafarge-Holcim resta indigesto per il mercato. La fusione tra i due colossi mondiali del cemento si è conclusa a luglio scorso, ma il prezzo corrente delle azioni del gruppo non rappresenta il reale valore del nuovo gruppo.

L’accordo ha dato la possibilità all’azienda di dismettere degli asset in mercati caratterizzati dal sovradimensionamento dell’offerta e dalla bassa profittabilità, come quello europeo, per dirottare gli investimenti su quelli in forte espansione come l’Asia e l’India. Inoltre, la fusione è avvenuta praticamente alla pari (per ogni nove azioni possedute, i soci Holcim hanno ricevuto 10 titoli Lafarge) e questo ha evitato che il gruppo partisse già fortemente indebitato.

Le previsioni degli analisti
“L’Asia-Pacifico è una regione cruciale per lo sviluppo futuro di LafargeHolcim. Ci aspettiamo che nei prossimi cinque anni i volumi di produzione di cemento crescano a un ritmo dell’8% in questo mercato, grazie soprattutto alla forte domanda di infrastrutture e abitazioni proveniente dall’India. In America latina, il fatturato sarà trainato dalle richieste in arrivo da Messico ed Equador, mentre le richieste da Brasile e Argentina resteranno deboli”, dice Kristoffer Inton analista azionario di Morninstar.

“La stima del fair value per il titolo LafargeHolcim, pari a 80 franchi svizzeri per azione, si basa sull’ipotesi di una crescita media del fatturato del 4,6% nei prossimi cinque anni e di un’espansione del margine operativo di circa 300 punti base (dall’attuale 12% al 15% nel 2019), frutto anche dell’attenta opera di razionalizzazione dei costi”.

Nel cemento vince il "local"
Il nuovo gruppo gode di una posizione di vantaggio nei confronti dei competitor (Economic moat) grazie alla sua elevata scala di produzione, alle caratteristiche del settore cementifero e alla sua forte presenza sui mercati emergenti.

Il cemento è per sua natura molto difficile e costoso da trasportare ed è quindi molto più conveniente avere il controllo di poche regioni, piuttosto che avere piccole quote di mercato in molti paesi (quello che gli analisti definiscono scala efficiente). La produzione di questo materiale, inoltre, è soggetta al permesso delle autorità e questo rappresenta una forte barriera all’ingresso per i nuovi competitor.

 

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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