BASF vince senza la Cina

Diversamente da molte aziende del settore, il gruppo tedesco non punta tutto sulla domanda degli emergenti, ma deve la sua elevata profittabilità all’efficienza del suo processo produttivo.

Francesco Lavecchia 20/10/2015 | 16:13
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BASF batte tutti grazie all’efficienza del suo processo produttivo. In controtendenza con la maggior parte delle aziende attive nel settore materie prime, il gruppo tedesco è riuscito a guadagnarsi un Economic moat non grazie al forte posizionamento sui mercati emergenti (e in particolare su quello cinese), o alla capacità di accedere alle materie prime a basso costo, ma in virtù delle elevate economie di scala e dell’unicità del processo produttivo (definito Verbund).

Raggruppando molti impianti chimici diversi e adottando un sistema di integrazione verticale, BASF riesce a tagliare i costi di trasporto e quelli dell’energia. Inoltre, utilizza i sottoprodotti di uno stabilimento come materia prima necessaria ad alimentare un altro ciclo, o il calore generato dal processo di produzione in un impianto per produrre energia in uno stabilimento adiacente. La società stima che il sistema Verbund le permette di risparmiare ogni anno di circa un miliardo di euro.

“Nei prossimi cinque anni ci aspettiamo che il fatturato cresca a un ritmo medio del 3,5%, inferiore al target indicato dal management (6% annuo) a causa della debole ripresa dell’economia europea, che continua a essere il mercato prevalente del gruppo tedesco”, dice Jeffrey Stafford analista azionario di Morningstar. “L’allargamento dei margini di profitto, invece, sarà la conseguenza dei miglioramenti nell’efficienza operativa e dal maggior utilizzo della sua capacità produttiva”.

Più specializzazione più profitti
Il profitto di BASF passa anche attraverso la specializzazione. Il gruppo tedesco è uno dei maggiori player del settore chimico, ma solo negli ultimi anni, grazie a una maggior focalizzazione sui prodotti a più elevato valore aggiunto, è riuscito a migliorare in modo significativo la redditività.  I conti dell’azienda mostrano come la percentuale del fatturato derivante dalla vendita di prodotti chimici speciali sia salita al 60%. Ogni anno BASF destina il 3% circa dei ricavi in ricerca e sviluppo e questo le permette di proteggere i prodotti con i diritti di brevetto e quindi di applicare un mark-up più elevato ai prezzi di vendita.

Nel 2014 BASF ha prodotto circa 136 milioni di barili di greggio, questo le permette di soddisfare in autonomia le proprie esigenze di petrolio e di mettersi al riparo dalle fluttuazioni del prezzo della materia prima.

L’azienda tedesca è attiva anche nel settore agricoltura attraverso la produzione di fungicidi, erbicidi e insetticidi. Questo business è stato tra quelli che hanno dato il maggior contributo alla crescita del gruppo, compensando la debolezza di quelli maggiormente legati al ciclo economico. 

 

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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