Le commodity non passano l’esame del Moat

Uno studio degli analisti di Morningstar mostra quali sono i settori dove la concorrenza è più elevata e in quali è più semplice costruirsi una posizione di vantaggio. Bocciato il comparto delle materie prime. Promossi salute e beni di consumo.

Francesco Lavecchia 21/10/2015 | 17:54
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Il Moat sfugge alle commodity. Le aziende del settore materie prime ed energia stentano a costruirsi una posizione di vantaggio, mentre quelle attive nell’healthcare e nei beni di consumo difensivi riescono ad agire su più leve per battere la concorrenza e realizzare rendimenti del capitale superiori alla media in maniera continuativa nel tempo.

Economic moat è un termine coniato da Morningstar e indica la capacità da parte di un’impresa di sviluppare un modello di business che le permetta di resistere al processo di erosione degli utili, tipico del sistema capitalistico. Uno studio condotto dagli analisti di Morningstar mostra la distribuzione del Moat per settore e quali siano le fonti che garantiscono un vantaggio competitivo persistente nel tempo.

I minerari possono solo tagliare i costi
Come si può vedere in Figura 1, i comparti che evidenziano la più bassa percentuale di aziende con Economic moat sono quelli delle materie prime e dell’energia. Questo perché la loro offerta è rappresentata da beni e servizi difficilmente differenziabili e perché esse possono realizzare elevati rendimenti del capitale solo riuscendo a produrre a costi molto più bassi rispetto a quelli della concorrenza. Tra le società minerarie, cui gli analisti di Morningstar riconoscono una posizione di vantaggio, ci sono Compass Minerals e PotashCorp, le quali, anche grazie alla conformazione dei siti produttivi, riescono ad estrarre le materie prime (rispettivamente sale e idrossido di potassio) a costi estremamente competitivi.

Healthcare e consumi forti grazie agli intangible
Al contrario, in settori come l’healthcare e i beni di consumo, in cui è possibile sfruttare diverse leve per primeggiare sul mercato, troviamo la quota più alta di aziende con un Economic moat elevato. Sanofi, ad esempio, riesce a realizzare generosi margini di profitto grazie ai diritti di esclusiva garantiti dai brevetti sui farmaci e alle elevate economie di scale, che le permettono di comprimere l’incidenza dei costi fissi. Inoltre, il gruppo francese è uno dei maggiori player nel mercato dell’insulina, uno dei pochi segmenti del pharma che riescono a mantenersi al riparo dalla concorrenza dei generici.

AB InBev, invece, ha costruito il suo Economic moat sulla forza dei suoi marchi (asset intangibili) e sulle elevate economie di scala. Il gruppo belga è il primo produttore di birra al mondo (che dopo la fusione con SABMiller raggiungerà dimensioni quattro volte più grandi dei suoi competitor diretti) e questo le permette di minimizzare l’incidenza dei costi fissi. Inoltre, distribuisce alcuni dei brand più importanti e di valore sul mercato come Corona Extra, Brahma, Becks e Leffe, per i quali i consumatori sono disposti a pagare un premium price. Tutto questo si traduce in margini di profitto due volte più grandi rispetto alla media del mercato.

Il regolatore salva le utility
Tra i settori che presentano la percentuale più elevata di Economic moat medio c’è quello delle utility. Questo risultato è dovuto alla forte regolamentazione delle tariffe da parte delle autorità pubbliche, che limita la concorrenza sul prezzo e garantisce alle aziende la possibilità di realizzare rendimenti del capitale appena superiori al costo dello stesso. 

La “rete” premia tecnologici e finanziari
Nei settori come tecnologia e finanza, una delle leve più usate per vincere la concorrenza è quella dell’effetto network. In modelli di business come quello delle carte di credito o dei social network è importante creare una rete di relazioni che sia vantaggiosa non solo per chi offre il servizio, ma anche per chi ne usufruisce e che aumenti di valore all’allargarsi della sua estensione. Il network, nel caso di società come American Express è costituito dai possessori della carta e dagli esercenti commerciali che la riconoscono come mezzo di pagamento. I consumatori (in particolare quelli più abbienti) la scelgono perché hanno il vantaggio di ricevere sconti e benefit aggiuntivi, mentre i commercianti la accettano perché sanno che è in possesso di molti potenziali acquirenti.

Per società come Facebook, invece, la rete è rappresentata dagli utenti e dalle aziende che comprano spazi pubblicitari. Facebook è il social network più utilizzato al mondo. Chi si iscrive lo fa sapendo di poterci trovare tutti i propri amici, mentre gli inserzionisti comprano spazi pubblicitari perché sanno di poter raggiungere una vasta platea di potenziali clienti. Questa fonte di vantaggio competitivo è molto difficile da replicare da parte dei competitor e quindi garantisce rendimenti del capitale elevati per un periodo molto duraturo di tempo (cioè un Economi moat ampio).

 

 

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
American Express Co298,65 USD1,90Rating
Anheuser-Busch InBev SA/NV48,14 EUR-0,52Rating
Compass Minerals International Inc10,66 USD-5,83Rating
Meta Platforms Inc Class A585,25 USD-1,73Rating
Nutrien Ltd64,11 CAD1,15Rating
Sanofi SA91,28 EUR-0,24Rating

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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