Pensionati a metà

La Legge di stabilità presentata dal governo introduce, tra le altre cose, la strada della pensione part-time. Intanto, l’Inps (il cui bilancio resta in rosso) propone il reddito minimo garantito per gli over-55.

Valerio Baselli 17/11/2015 | 09:33
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Una delle certezze degli autunni italiani, oltre alle foglie rosse, è che si torna a parlare di pensioni. La presentazione della Legge di stabilità da parte del governo, infatti, è diventata l’occasione per rimettere mano al sistema previdenziale italiano, ormai cantiere aperto per antonomasia della politica nostrana.

La volontà, ribadita da tempo, è quella di superare la Legge Fornero (secondo la quale è oggi possibile conseguire la pensione di vecchiaia con 66 anni e 3 mesi di età oppure con 42 anni e 6 mesi di contributi) e di introdurre meccanismi di flessibilità in uscita, senza però pesare sulle casse dello Stato, anche per evitare tensioni con l’Ue.

No a flessibilità in uscita (per ora)
Dopo averne a lungo parlato, il testo della manovra finanziaria non prevede nessuna possibilità di anticipare il pensionamento a fronte di un taglio dell’assegno. La principale novità proposta dall’esecutivo riguarda invece la pensione part-time: in pratica, sarà possibile per chi ha più di 63 anni lavorare a tempo parziale con una retribuzione quasi pari a quella ordinaria.

La proposta si rifà a modelli già in uso in altri paesi europei, tra cui Francia, Spagna e Olanda, in cui esiste il concetto di “pensione parziale”. In Francia, ad esempio, questo meccanismo (detto contrat de géneration) comporta che la pensione sia correlata alla riduzione dell’orario lavorativo.

In realtà, la possibilità del pensionamento anticipato (o flessibile) potrebbe tornare di moda e, anzi, è già prevista in alcuni emendamenti presentati da parte della Commissione lavoro di Montecitorio. Secondo un sondaggio promosso da Confesercenti e condotto da SWG, infatti, quasi un milione di lavoratori anziani (il 49%) accetterebbe di andare in pensione anticipata con un taglio dell’assegno. Si potrebbe poi inserire in questo contesto l’idea di “staffetta generazionale”, introdotto dalla stessa Confesercenti, cioè la possibilità per i lavoratori anziani vicini alla pensione che scelgono il part-time, di non vedersi ridurre né lo stipendio né i contributi, in cambio dell’assunzione nella stessa impresa di un lavoratore giovane.

Sale inoltre la soglia sotto la quale i pensionati sono totalmente esentati dal pagare le tasse: da 7.750 euro diventa per tutti di 8.142 euro, pari a quella dei dipendenti.

Inps, 7 miliardi di buco
Mentre il Parlamento discute del futuro previdenziale, il Consiglio di indirizzo e vigilanza (CIV) dell’Inps ha pubblicato a fine ottobre il Bilancio sociale 2014. Il saldo tra entrate e uscite evidenzia un disavanzo complessivo di 7 miliardi di euro, determinato per lo più dalla parte corrente. Nonostante il buco, il trend è generalmente positivo, visto che il deficit presenta un miglioramento di quasi due miliardi rispetto a quello del 2013 (- 8,7 miliardi).

Nel 2014 il totale delle uscite ha raggiunto 431 miliardi di euro, nell’ambito delle quali la parte più rilevante è rappresentata dalle prestazioni istituzionali, che sono risultate pari a 303 miliardi. A fronte di queste uscite, il totale delle entrate è pari a 424 miliardi (+6,6 % rispetto al 2013). Le entrate correnti ammontano a 314 miliardi, dei quali 211 miliardi (+0,6 % rispetto al 2013) derivano da quelle contributive e quasi 98 miliardi dai trasferimenti dal bilancio dello Stato (erano stati 112,5 miliardi nel 2013).

Lo squilibrio finanziario, comunque, non impedisce all’Istituto guidato da Tito Boeri di avanzare proposte. Nell’ultimo rapporto sulle pensioni, intitolato Non per cassa ma per equità, l’Inps suggerisce un serie di mosse al governo (che per il momento non sono state accolte), tra le quali l’istituzione di un reddito minimo garantito pari a euro 500 euro (400 euro nel 2016 e nel 2017) al mese per una famiglia con almeno un componente sopra i 55 anni di età, nella quale anche eventuali figli disoccupati beneficerebbero del trattamento. Le risorse verrebbero da prelievi su 250 mila “pensionati d’oro” e 4mila percettori di vitalizi per cariche elettive.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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