L’Europa e l’Italia dicono grazie a Draghi

I corsi del Vecchio continente e della Penisola si sono ripresi soprattutto per merito degli interventi della Bce. Tra i migliori fondi a 5 stelle hanno prevalso gli stock picker che hanno scommesso su valutazioni e vantaggio competitivo.  

Marco Caprotti 17/12/2015 | 10:06
Facebook Twitter LinkedIn

Se chi ha investito nei fondi dedicati all’Europa dovesse fare un regalo a qualcuno per ringraziarlo dei rendimenti portati a casa nel 2015, potrebbe spedire il pacco all’indirizzo della Bce. I corsi azionari della regione, infatti, hanno iniziato a mettere da parte le preoccupazioni legate alla crisi greca quando il numero uno dell’Eurotwer, Mario Draghi, ha sfoderato il Quantitative easing: iniezioni di liquidità attraverso l’acquisto di bond sovrani.  

Nella sua ultima versione, il piano è stato prorogato a marzo 2017, sei mesi in più rispetto alla scadenza prevista del settembre 2016, mentre il volume degli acquisti mensili di bond è invariato a 60 miliardi di euro. Annunciato nel gennaio di quest’anno e partito in marzo, il bazooka della Bce (come viene anche chiamato) ha portato a oggi ad acquisti di titoli pubblici e privati dell'area dell'euro per 540 miliardi. La proroga a marzo 2017 farà salire il volume totale a 1.500 miliardi dai 1.140 miliardi iniziali. Una mano in più l’hanno data il calo del prezzo del petrolio e l’indebolimento del dollaro. Una spallata alla fiducia dei mercati poteva arrivare a metà anno con le elezioni in alcuni paesi europei dove hanno prevalso partiti euroscettici.

Le scelte degli investitori
Gli investitori (professionali e retail), tuttavia, hanno preferito concentrarsi sugli utili aziendali in crescita e sulle valutazioni, decisamente più a sconto di quelle, ad esempio, dell’equity americano. Con la ripresa dei corsi vista in estate, tuttavia, la forchetta fra le azioni europee e americane si è ristretta, rendendo sempre più difficile la caccia al rendimento.

In una situazione del genere, i fondi a cinque stelle che si sono comportati meglio sono stati quelli che applicano in maniera sistematica lo stock picking e che hanno puntato su società con un buon vantaggio competitivo (quello che Morningstar chiama Economic moat) capaci di navigare con la barra a dritta in qualsiasi condizione di mercato.

 tabEuropa

L’Italia si fida degli altri
In mezzo a questo quadro, l’Italia ha cercato di tenere il passo del resto d’Europa, anche se non è stato sempre facile. Da una parte ci sono stati dati macroeconomici non sempre all’altezza. Da l’altro elementi specifici che in alcune occasioni hanno fatto perdere fiducia sulle capacità di recupero. Ad esempio, la crisi greca che, da alcuni economisti (compresi quelli del Fondo monetario internazionale) rischiava di contagiare anche il Belpaese. Ad alimentare le speranze degli ottimisti, tuttavia, ci hanno pensato gli interventi della Banca centrale europea (ritenuti salvifici per tutta la regione), il ribasso del prezzo del petrolio e la domanda proveniente dai paesi europei che hanno corso di più.

TabItalia

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

LEGGI ALTRI ARTICOLI SU
Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures