Il valore corre su quattro ruote. Secondo gli analisti di Morningstar, infatti, i titoli dei produttori di auto sono fra quelli che, nel 2016 potrebbero contribuire a gonfiare le tasche degli investitori. Molte delle case che copriamo non hanno un vantaggio competitivo (il cosiddetto Economic moat), tuttavia crediamo che questo non impedirà ai loro titoli di generare alpha”, spiega David Whiston, strategist azionario del comparto auto di Morningstar. “E’ vero che queste società lavorano in un settore ciclico e che richiede forti investimenti. Ma possono ancora aumentare i margini di guadagno e ignorarne le potenzialità sarebbe un errore.
Va detto che il momento per il settore auto non è brillantissimo. Le immatricolazioni nei primi nove mesi dell’anno in tutto il mondo sono cresciute dell’1,2% (elaborazione Morningstar su dati delle associazioni internazionali di costruttori) ma sono rimaste al di sotto delle attese (previsioni Morningstar: +3%). I mercati emergenti sono stati quelli più deboli. Questo ha attenuato l’impatto positivo dato, a livello globale, dalla crescita dell’Europa.
Per quanto riguarda l’Italia, un giorno lavorativo in più nel mese di novembre ha spinto la domanda di auto nuove a 134.021 unità con una crescita del 23,5% rispetto a novembre dello scorso anno (dati Unrae). Negli undici mesi le vetture vendute hanno evidenziato un incremento del 15,5% con 1.464.747 immatricolazioni, consolidando la proiezione di una crescita a fine anno di oltre 200.000 unità rispetto al 2014, a circa 1.570.000 auto vendute. L’analisi della struttura del mercato di novembre indica un andamento degli acquisti dei privati in linea con il mercato.
Chi accelera
Ragionando a livello di macroregioni, la domanda in Europa nel corso del 2015 è stata sorprendentemente forte, con l’immatricolazione di veicoli leggeri che dovrebbe chiudere l’anno con una crescita compresa fra il 7 e il 9% rispetto alle previsioni di Morningstar di gennaio (3-5%). Per quanto riguarda il futuro, molti dipenderà dalle misure che i vari stati saranno in grado di varare per stimolare l’occupazione, dagli strascichi dello scandalo Volkswagen e dal clima di timore creato dai recenti attacchi terroristici in Francia che potrebbero diminuire la voglia di spendere delle famiglie. “Le nostre stime parlano di una crescita del 5-7% nel 2016”, dice Whiston.
Gli occhi degli esperti del settore e degli investitori continuano ad essere puntati sulla Cina che, dal 2009, è stata il motore per la crescita del segmento. Un’altra trazione potrebbe arrivare dalla decisione del governo di abbassare le tasse su alcuni tipi di veicoli nuovi. “Questo potrebbe permettere al mercato di quel paese di crescere del 3% nel 2016”, spiega l’analista di Morningstar.
Chi frena
Gli Stati Uniti (da sempre uno dei paesi più importanti per le quattroruote), da parte loro, potrebbero mostrare qualche problema. La domanda, con 17,4 milioni di veicoli venduti, potrebbe aver raggiunto il picco massimo. A questo va aggiunto che gli impianti dei produttori stanno già lavorando al massimo delle loro capacità. “Se la domanda dovesse crescere ancora, dovrebbero investire per ingrandire le fabbriche, con impatti importanti sui guadagni”, dice Whiston.
Il Brasile rappresenta un caso a parte. Il paese sudamericano è sempre stato un mercato importante per le quattro ruote, ma da qualche hanno fa i conti con una situazione macroeconomica difficile. Uno dei risultati è stato che le vendite di auto nuove sono scese del 25% nel 2015. Le stime di Morningstar parlano di un ulteriore scivolone del 10-21% nel corso dell’anno prossimo.
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