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La paura che piace ai bond

Da inizio anno le categorie Morningstar dedicate al reddito fisso hanno avuto le performance migliori. Merito della crisi delle Borse. Conviene essere cauti con i corporate. 

Marco Caprotti 10/02/2016 | 12:10
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La fuga dal rischio sta facendo bene ai fondi obbligazionari. L’analisi mensile sull’andamento delle diverse categorie Morningstar disponibili nella regione Emea mostra il balzo, in termini di performance, di diversi segmenti dedicati al reddito fisso. Al primo posto si è piazzato quello dei bond a lungo termine che, nel mese di gennaio, ha guadagnato (in euro) il 4,5%. Una magra soddisfazione per chi ha in portafoglio questo asset che, dai massimi degli ultimi tre anni, ha perso per strada il 13%. Bene si sono comportati, almeno nelle prime settimane del 2016, anche i fondi dedicati ai government americani. L’avversione al rischio peraltro è dimostrata anche dal buon andamento di altri asset tipicamente difensivi come i fondi di liquidità e quelli specializzati sui metalli preziosi.

Cosa c’è che non va
I motivi per far preoccupare gli investitori e rivolgersi ai più classici dei porti finanziari sicuri, del resto non mancano. Ad esempio, i timori di rallentamento dell'economia americana, anche alla luce di dati recenti per nulla brillanti, che rischia di condizionare anche altre regioni. Il tutto in un contesto di rialzo dei tassi di interesse Usa per i quali la Federal Reserve sembra guardare essenzialmente ai numeri sull’occupazione.

Oppure la frenata dell'economia cinese, sulla cui entità gli economisti hanno ormai smesso di fare previsioni. Poi c’è il crollo del prezzo del petrolio, dovuto in parte al rallentamento globale e in parte alla guerra dei prezzi in corso fra Stati Uniti (che contano sull’estrazione dello scisto) e i paesi dell’Opec (guidati dall’Arabia Saudita). Per quanto riguarda l’Italia, ci sono le preoccupazioni sulla tenuta del sistema bancario gravato dal problema della gestione delle sofferenze che favorisce la speculazione.

Le notizie in arrivo da oriente, intanto, contribuiscono al clima di generale sfiducia. La Banca centrale del Giappone ha inaugurato il periodo dei tassi d’interesse negativi, rendendo ancora più evidente la realtà di una tassazione sulle riserve bancarie. L’idea di fondo dell’istituto centrale nipponico è quella di impedire alle banche di continuare ad accumulare liquidità nelle casse delle banche centrali, spingendole a erogare finanziamenti.

Corporate, maneggiare con cura
In un quadro del genere il segmento corporate del reddito fisso è una medaglia a due facce che va maneggiata con attenzione. L’escalation nelle tensioni politiche internazionali, l’indebolimento delle commodity le politiche accomodanti più restrittive degli Usa e la necessità di alcune aziende di finanziare operazioni di fusione e acquisizione tenderanno a tenere gli spread delle obbligazioni vicino agli alti livelli attuali per tutto il primo trimestre. L’elemento da tenere sotto osservazione è quello del prezzo del petrolio (che sembra non riuscire ad abbandonare i 30 dollari al barile) e delle altre materie prime. “Secondo le nostre analisi le valutazioni delle commodity nel breve termine resteranno sotto pressione”, spiega Dave Sekera, analista obbligazionario di Morningstar. “Questo porterà a un alto numero di fallimenti fra le aziende del segmento nel corso del 2016. In altri settori, invece, le cose dovrebbero andare meglio, visto che, proprio il prezzo basso delle materie prime migliorerà i conti delle imprese che le utilizzano e, a ruota, farà aumentare la capacità di spesa delle famiglie”.

Nel segmento investment grade dei bond corporate la situazione potrebbe restare delicata ancora per un po’ di tempo. “Molte aziende stanno per lanciare nuove emissioni sul mercato”, dice Sekera. “Oltre alla necessità di avere capitali per nuove acquisizioni, molte società hanno bisogno di rifinanziare il debito esistente”.

 

 

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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