Meglio non buttare via le banche. Nonostante alcuni tentativi di stabilizzazione, dicono gli analisti di Mornigstar, le azioni degli istituti europei restano ai minimi da molti anni a questa parte. E questa, aggiungono, è un’opportunità per aumentare l’esposizione nei confronti dei nomi di maggiore qualità a un buon prezzo rispetto alle stime dei fair value.
“Le vendite sono state effettuate per i motivi sbagliati”, spiega Erin Davis, analista di Morningstar. “Prima di tutto per molti istituti l’esposizione al settore energetico – sia diretta che indiretta – (e citata come uno dei motivi di preoccupazione sulla solidità delle banche in una fase di debolezza delle commodity, Ndr) è più che gestibile. Inoltre, ci aspettiamo una ripresa dell’economia della regione, anche se più lenta di quello che il resto del mercato prevede”.
Va anche sottolineato che le banche che sono state più colpite sono quelle che hanno mostrato la maggiore lentezza nel ristrutturarsi dopo la crisi. Un esempio che riguarda l’Italia è Unicredit. “Questo, peraltro, va interpretato come un segnale della frustrazione degli investitori nei confronti del sistema bancario italiano”, spiega l’analista. “Ma è anche un avviso per le altre banche europee che saranno penalizzate con basse valutazioni fino a quando i manager non porteranno avanti le riforme viste ad esempio da Credit Suisse, Barclay’s e Standard Chartered”. Bisogna anche notare che gli investitori sono preoccupati per l’esposizione che hanno gli istituti nei confronti dei derivati. “Anche in questo caso si tratta di paure esagerata, dato che il peso in portafoglio di questo tipo di asset class è perfettamente gestibile”, dice Davis.
Le scelte operative
Guardando dal punto di vista di chi ha in mente investimenti di lungo periodo, l’analista di Morningstar sottolinea come i deboli guadagni previsti per il 2016 fossero già incorporati nelle valutazioni precedenti al sell off. “Anche per questo riteniamo che le discese di questi giorni siano una buy opportunity. Alla luce dello stato di salute dell’Europa, preferiamo le banche che fanno parte di un sistema dove ci sono già stati processi di consolidamento o riforme come il Regno Unito o la Spagna. Oppure sistemi di alta qualità come quello svizzero. Ci piacciono nomi forti come Lloyds Banking Group, Bnp Paribas e UBS. Per gli investitori che hanno la pazienza di aspettare ci sono opportunità interessanti per quanto riguarda Royal Bank of Scotland. Anche BBVA offre spunti interessanti visto che opera all’interno di un’economia come quella spagnola che sta migliorando rapidamente e ha una forte presenza in Messico (un paese che approfitterà del miglioramento degli Stati Uniti)”.
Più cautela, invece, viene suggerita per nomi che presentano qualche dubbio per quanto riguarda la forza del capitale come Deutsche Bank o che hanno i bilanci eccessivamente esposti alle commodity e ai paesi la cui economia dipende dalle materie prime come Commerzbank e Danske.
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