“Quando non si può vincere, meglio non perdere”. La massima rubata al mondo del calcio è adatta anche ai mercati finanziari. Dopo un 2015 molto positivo, le aspettative di un indebolimento della ripresa dell’economia globale e le fluttuazioni del prezzo del petrolio hanno prodotto una forte ondata di volatilità sui listini globali che è già costata centinaia di miliardi di dollari di capitali finanziari. La soluzione migliore, per gli investitori che vogliono comunque essere esposti all’equity, è quella di preferire i titoli che hanno una miglior resistenza alle turbolenze dei mercati. Gli analisti di Morningstar hanno selezionato alcune stock che riescono a coniugare un modello di business solido, una buona costanza nei risultati di bilancio e una valutazione di Borsa conveniente.
Vivendi consolida la posizione
La bassa volatilità di Vivendi è frutto di una forte posizione di vantaggio all’interno del settore delle comunicazioni e della recente ristrutturazione aziendale. Il titolo del gruppo francese presenta una standard deviation media (a tre anni, calcolata a fine mesi di gennaio) pari al 16,81%, molto simile a quella registrata nell’ultimo mese (16,61%), mentre da inizio anno la sua capitalizzazione di mercato è scesa di circa il 10%. Vivendi sta completando con successo il suo processo di trasformazione. Negli ultimi anni ha dismesso le partecipazioni in business secondari come Maroc Teleco e SFR per concentrarsi su quello dell’entertainment attraverso Canal+.
La rete televisiva francese è la numero uno nel segmento pay Tv (oltre che la principale società di produzione di contenuti televisivi) e controlla la Universal Music, la più importante casa discografica al mondo. Grazie alla larga base di abbonati, Vivendi riesce ad ammortizzare al meglio i costi fissi di gestione e quelli legati all’acquisizione dei contenuti televisivi, realizzando in questo modo margini di profitto superiori alla media. Inoltre, il numero dei sottoscrittori tende a rimanere stabile nel tempo garantendo all’azienda una buona stabilità dei flussi di cassa. Gli analisti prevedono che nel 2015 il margine operativo del gruppo toccherà il minimo storico a quota 7%, a causa dei costi legati alle operazioni di fusione e acquisizione, per poi risalire fino al 12,5% nei quattro successivi e stimano un fair value pari a 22 euro.
Bassa volatilità grazie a un portafoglio diversificato
Novartis deve la sua limitata volatilità dei rendimenti (tra le più basse del settore health care con una media del 15,85% negli ultimi tre anni a fine gennaio) a un portafoglio prodotti molto diversificato, composto da farmaci di marca, generici, nonché da beni di consumo e per la cura degli occhi. Un modello di business di questo tipo favorisce le sinergie tra le diverse aree e garantisce una maggiore stabilità degli utili.
“Novartis gode di una forte posizione di vantaggio all’interno del settore. I brevetti sui farmaci di marca le permette di guadagnare profitti generosi che vengono in parte re-investiti per la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti. L’elevata scala di produzione le consente di comprimere l’incidenza degli oneri fissi, mentre la flessibilità della struttura operativa le dà la possibilità di adeguare i costi in modo da mantenere intatti i margini di profitto anche nei periodo caratterizzati dalla scadenza dei brevetti”, dice Damien Conover analista azionario di Morningstar. Al momento il mercato sottovaluta il miglioramento dei margini di profitto atteso per i prossimi anni in seguito alla dismissione di business secondari come quello dei vaccini e dei prodotti per la cura degli animali e sconta il titolo della casa farmaceutica svizzera a un tasso del 25% rispetto al fair value Morningstar che è pari a 92 franchi svizzeri.
TeliaSonera bilancia mercati sviluppati ed emergenti
La stabilità dei conti di TeliaSonera è garantita dalla sua posizione di vantaggio nel segmento telefonia mobile e da un mix bilanciato tra attività in mercati sviluppati ed emergenti. Il gruppo svedese è il primo operatore di telefonia in nove paesi dei 16 in cui è attivo. Questo è un grosso vantaggio, in particolare nel settore telecom, poiché avere un’estesa base di clienti in ogni mercato in cui si opera permette di ammortizzare meglio i costi fissi legati alla rete di trasmissione. Ne consegue che più alte sono le economie di scale, più bassa sarà l’incidenza dei costi fissi e quindi maggiori saranno i margini di profitto realizzati. Nonostante la decisione del management di dismettere alcune attività in Eurasia, la regione conta ancora per il 20% del fatturato, la Svezia contribuisce per il 35%, gli altri paesi scandinavi per il 25%, mentre l’Europa e il resto del mondo per la parte restante. “L’andamento dei ricavi nei prossimi due anni sarà condizionato dalle operazioni di acquisizione e dismissione. I conti del 2015 beneficeranno dell’acquisto delle attività di Tele2 in Norvegia, mentre nel 2016 ci aspettiamo una contrazione del fatturato in seguito alla vendita delle controllate in Nepal. I margini di profitto toccheranno i minimi in questo esercizio per poi risalire progressivamente”, dice Allan C. Nichols analista azionario di Morningstar. “Nonostante questo, il titolo resta scontato del 20% rispetto al fair value che è pari a 47 corone svedesi”.
Utility fa rima con utili stabili
Il monopolio nel business della distribuzione di gas ed energia garantisce alla britannica SSE una forte stabilità degli utili. “Nonostante una parte del giro d’affari del gruppo sia rappresentato dalla produzione di energia, e quindi fortemente influenzata dall’andamento del prezzo delle commodity, SSE è riuscita a mantenere una buona stabilità dei conti che si è tradotta in Borsa in una bassa volatilità del titolo (Standard deviation media a tre anni è pari al 13,85%)”, dice Andrew Bischof analista azionario di Morningstar. “Le autorità concordano con le utility l’ammontare delle tariffe a carico degli utenti in modo da garantire alle aziende fornitrici dei servizi la possibilità di svolgere l’attività in maniera redditizia (cioè realizzare un rendimento del capitale superiore al costo dello stesso) e di remunerare gli azionisti con dividendi generosi”. Il Regno Unito ha fissato un target per la produzione di energia da fonti rinnovabili e questo dovrebbe stimolare gli investimenti soprattutto nel segmento dell’eolico, che rappresenta il principale driver di crescita futura del gruppo SSE. Gli analisti si aspettano nei prossimi cinque anni un progresso medio dei ricavi del 5% e un’espansione del margine operativo dall’attuale 3,2% al 5,3% nel 2019, e stimano un fair value pari a 15,50 sterline per azione.
Nestlé, difensiva per natura
Grazie alla forte presenza sui mercati mondiali, alla diversificazione del portafoglio prodotti e all’attenzione del management nel contenere i costi operativi, Nestlé riesce a mantenere flussi di cassa elevati in maniera costante nel tempo. Il gruppo svizzero è proprietario di oltre 20 marchi in diversi segmenti di prodotto: dal cibo confezionato, a quello per animali, alle bevande, ognuno dei quali genera un fatturato di circa 1 miliardo di franchi svizzeri. Inoltre, il posizionamento sui mercati globali gli garantisce elevate economie di scala e un forte potere contrattuale sia nei confronti dei fornitori che dei distributori. L’azienda non ha il pieno controllo dei prezzi di vendita, ma nonostante questo riesce comunque a neutralizzare l’effetto negativo del rincaro delle materie prime attraverso l’uscita di nuovi prodotti o l’acquisizione di nuovi brand. Sulla base di queste considerazioni, gli analisti di Morningstar assegnano a Nestlé un elevato Economic moat (posizione di vantaggio competitivo all’interno del settore) e stimano un fair value pari a 83 franchi svizzeri.
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