Tutto quello che fa bene al pharma

I ribassi subiti dal settore a causa della volatilità delle Borse sono stati esagerati, spiegano gli analisti. I prezzi ora sono interessanti. A spingere le valutazioni dei titoli, dicono, ci saranno anche le M&A e la maggiore specializzazione in nicchie molto ricche. 

Marco Caprotti 23/02/2016 | 12:31
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Non è solo una questione di prezzo. Le prospettive che si intravedono nel segmento farmaceutico, dicono gli analisti, sono tali che i ribassi registrati da inizio anno dal settore a causa della volatilità dei mercati sono solo uno dei motivi per cui conviene mettere in portafoglio questo asset. “Sul settore sta pesando il rallentamento dell’economia globale che porta a pensare a una diminuzione della domanda, fra gli altri beni di consumo, anche dei medicinali”, spiega Damien Conover, analista di Morningstar. “A questo si uniscono le preoccupazioni per la guerra dei prezzi negli Usa che potrebbe portare a un abbassamento dei margini di guadagno delle società farmaceutiche. In entrambi i casi ci sembrano timori esagerati. Il settore farmaceutico è sempre stato immune – o quasi – dagli umori della congiuntura globale. Le riforme sanitarie di cui si discute in Usa, invece, dovrebbero avere un impatto minimo sui prezzi dei farmaci”.

Caccia all’M&A
Ma a favorire l’andamento del pharma in Borsa, nel medio e lungo periodo, ci sono altri due elementi. Il primo è l’attivismo delle banche d’affari che, a caccia di commissioni, stanno convincendo le aziende farmaceutiche a fondersi fra di loro con l’obiettivo di creare economie di scala e tagliare i costi. La nuova ondata di M&A dovrebbe essere favorita dai bassi tassi di interesse che mettono a disposizione delle società interessate a   sposarsi capitali freschi a costi contenuti. “A parte i grandi nomi del pharma che da tempo stanno portando avanti campagne di fusione e acquisizione, secondo noi ci sono opportunità interessanti nel segmento dei servizi per la salute”, spiega Conover. “Movimenti in questo senso si sono visti con l’acquisizione di Catamaran da parte di UnitedHealth e di Humana da parte di Aetna”.

Cresce il focus
L’altro elemento da tenere in considerazione è la crescente specializzazione di alcune aziende farmaceutiche che si stanno orientando verso il trattamento di poche e specifiche aree come l’oncologia o l’immunologia. “Scelte di questo tipo sono in  grado di aumentare o rafforzare il vantaggio competitivo delle società”, spiega l’analista di Morningstar. “Ci sono segmenti nei quali chi riesce a conquistare un ampio Economic moat può decidere i prezzi e ottenere un atteggiamento conciliante da parte delle autorità di controllo sui farmaci. E’ vero che alcune di queste malattie interessano un numero minore di pazienti rispetto ad altre patologie, ma la possibilità di decidere i prezzi può trasformarsi in un fonte di guadagno molto potente. Negli Stati Uniti per alcuni trattamenti oncologici si può arrivare a spendere fino a 100mila dollari l’anno”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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