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Tutti i freni dell’Italia

Sulle performance dei fondi dedicati al Belpaese pesano le caratteristiche della piazza finanziaria milanese e la situazione internazionale. I numeri della Penisola non convincono del tutto. 

Marco Caprotti 24/02/2016 | 15:02
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L’azionario italiano non riesce dare soddisfazione agli investitori. La categoria Morningstar che raccoglie i fondi dedicati al Belpaese nell’ultimo mese ha perso il 7,5%. Colpa sicuramente della volatilità che sta interessando i mercati globali da gennaio. Ma un’analisi più di lungo periodo indica che forse alla base c’è di più.

Le dimensioni contano
Dai massimi degli ultimi tre anni, toccati ad agosto dell’anno scorso, i portafogli dedicati a Piazza Affari si sono persi per strada quasi il 18%. Una parte della responsabilità dipende da come si presenta la Penisola dal punto di vista delle società quotate. Lo studio di Morningstar Size is key in Italian equities – A review of 2015, spiega che il settore finanziario rappresenta oltre il 35% degli indici all-cap tricolori e può dunque avere un impatto significativo sulle performance complessive. E’ anche un mercato relativamente concentrato: i primi dieci gruppi rappresentano circa il 60% dell’indice FTSE Italia AllShare. Questo spiega l’estrema volatilità delle Borsa italiana, che tende a fare meglio delle altre quando le cose vanno bene e a crollare quando gli investitori scappano.

Lo scenario macro
C’è poi il contesto internazionale. Le prospettive sono in miglioramento nei paesi avanzati, ma la debolezza delle economie emergenti frena l’espansione degli scambi globali ‒ che continua a deludere le attese ‒ e contribuisce a comprimere i prezzi delle materie prime. I corsi petroliferi, ad esempio, sono scesi sotto i livelli minimi raggiunti nella fase più acuta della crisi del 2008-09. Le proiezioni dell’attività mondiale mostrano per l’anno in corso e per il prossimo una modesta accelerazione rispetto al 2015. All’inizio del 2016 sono poi emerse nuove e significative tensioni sul mercato finanziario in Cina, accompagnate da timori sulla crescita dell’economia del paese.

L’ultima fotografia che l’Italia sta mostrando ai mercati internazionali, dal punto di vista dei numeri è in chiaroscuro. Le istantanee dell’Istat dicono che nel quarto trimestre del 2015 il Pil è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell'1% nei confronti del quarto trimestre del 2014. La variazione annua nel 2015, calcolata sui dati trimestrali grezzi, è pari a +0,7%. Il dato è tornato positivo dal 2011. Gli ordini dell'industria sono saliti del 5,2% nel 2015. Si tratta dell'aumento più robusto dal 2010. Il fatturato ha segnato un aumento dell'1%. E anche qui il risultato migliore dell’ultimo quadriennio. Gli ordini esteri sono saliti dello 0,7% e quelli interni dell'8,6%, mentre il fatturato è aumentato rispettivamente del 2,1% e dello 0,5%. La produzione industriale, invece, è scesa dello 0,7% congiunturale a dicembre 2015 (il peggior dato da giugno 2015), secondo l'indice destagionalizzato, ed è salita del 2,1% su anno, secondo l'indice grezzo.

Restano i rischi
Nel complesso restano rischi significativi. Soprattutto quelli legati al contesto internazionale, tornati in evidenza nelle ultime settimane. “In particolare la possibilità di un rallentamento delle economie emergenti che potrebbe rivelarsi più marcato e duraturo di quanto finora ipotizzato e avere forti ripercussioni sui mercati finanziari e valutari”, spiega l’ultimo Bollettino della Banca d’Italia. “La politica monetaria deve al contempo fronteggiare con decisione i rischi al ribasso per l’inflazione, che potrebbero derivare sia da una crescita della domanda inferiore alle attese, qualora i margini di capacità produttiva inutilizzata restassero sugli attuali ampi livelli per un periodo prolungato, sia da ulteriori flessioni delle quotazioni delle materie prime, ove queste innescassero effetti di retroazione sulla dinamica dei salari. Presupposto per la realizzazione dello scenario qui delineato è che venga mantenuta in Italia e nell’area dell’euro la fiducia di famiglie, imprese e operatori finanziari e che proseguano con determinazione le politiche di sostegno ciclico”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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