Il sistema pensionistico globale si trova di fronte a sfide di enorme portata. I trend demografici nelle economie sviluppate vanno verso un progressivo invecchiamento della popolazione (e l’Italia, purtroppo, è uno dei paesi più colpiti da questo punto di vista), mentre il fardello del debito pubblico mette sotto pressione i conti dei sistemi previdenziali statali. Senza contare, poi, le problematiche derivanti dal precariato nel mondo del lavoro.
Il grafico sottostante mostra l’evoluzione stimata dell’indice di indipendenza dal 1950 al 2100 per i principali paesi europei. L’indice di dipendenza è un indicatore statistico dinamico che serve a misurare il rapporto tra individui cosiddetti dipendenti (che non lavorano e contano sul supporto di altri) e indipendenti (che hanno un’occupazione) di una popolazione. Si calcola facendo il rapporto tra le persone considerate in età “non più attiva” e quelle considerate in “età attiva” (tra i 14 e i 65 anni).
Fonte: State Street
I fondi pensione, proprio perché ormai considerati strumenti fondamentali per pianificare una vecchiaia finanziariamente serena, sono chiamati a fare un salto qualitativo. Secondo una recente indagine di State Street, dal titolo Pensions with Purpose: Meeting the Retirement Challenge, condotta su 400 comparti previdenziali in 20 paesi diversi tra Europa, Nord America e Asia, il 92% degli intervistati sostiene che i fondi per i quali lavorano hanno in programma di fare una o più modifiche sostanziali ai loro modelli di governance. Inoltre, più del 40% prevede di incrementare nel 2016 il dettaglio o la frequenza del reporting verso il proprio consiglio di amministrazione, mentre una percentuale analoga di intervistati sostiene che aumenterà la trasparenza sulla governance e sulle performance d’investimento del fondo verso i propri membri.
Meno costi e più propensione agli investimenti alternativi
State Street rivela che il 54% dei fondi che hanno preso parte all’indagine ha intenzione di consolidare il patrimonio investito in diversi comparti e che il vantaggio principale ottenuto da questa strategia è la riduzione dei costi, seguito da una migliore efficacia operativa.
Per quanto riguarda le scelte d’investimento, il 51% degli intervistati intende aumentare la propria esposizione in fondi di hedge fund nel corso del prossimo anno, il 50% nel settore immobiliare e il 46% nel private equity, nonostante il 46% dei partecipanti sostenga l’assenza di una “reale trasparenza” sui rischi derivanti dagli investimenti alternativi.
Il 45% ha messo l’accento sull’importanza di una maggiore formazione per i membri del board; d’altronde, solo il 38% degli intervistati ha valutato “molto elevate” le competenze generali in materia di investimento dei loro organi amministrativi e gestionali.
Verso più offerte a contribuzione definita
Nei prossimi tre anni, il 56% dei fondi a prestazione definita che hanno preso parte al sondaggio intende lanciare nuovi comparti a contribuzione definita (la percentuale sale al 67% in Italia). Inoltre, entro i prossimi tre anni, il 47% intende lanciare fondi ibridi, che presentano cioè le caratteristiche dei due fondi prima indicati. Tuttavia, solo il 76% ritiene di possedere le infrastrutture necessarie per gestire con successo questa transizione e trarne i relativi vantaggi (il 100% in Italia).
Previdenza integrativa sempre più “sostenibile”
L’analisi conferma una volta di più come le tematiche sociali, ambientali e di governance (ESG -Environmental, social and governance) acquistino un peso sempre maggiore nelle decisioni d’investimento dei fondi pensione, strumenti che per loro natura hanno un orizzonte di lunghissimo periodo. Il 76% dei partecipanti prevede infatti un aumento degli investimenti ESG nei prossimi tre anni, e la percentuali arriva al 91% in Italia.
“Alla luce del difficile contesto economico e demografico odierno, i fondi pensione più innovativi stanno procedendo con fiducia nell'affrontare la sfida dei pensionamenti”, afferma Federico Viola, responsabile asset owner solutions per il Sud Europa di State Street. “Anche se non esiste una strategia unica che dia una risposta alle sfide dell'intero settore, i fondi pensione stanno cercando di avere il giusto mix di talento, strategia, rischio ed efficienza. Per quanto riguarda le sfide demografiche, abbiamo meno lavoratori in grado di sostenere un numero crescente di persone che vanno in pensione ed è il momento per il settore di trovare nuove soluzioni”.
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