Cosa è meglio fare in un contesto di forte volatilità dei mercati? Conviene rimanere liquidi o mantenere un’esposizione all’equity cercando di limitare le perdite nel breve per mettere le basi per un elevato rendimento del capitale nel lungo termine? La risposta giusta a questa domanda è: dipende. In finanza, infatti, non esistono verità assolute e il modo migliore per investire sui mercati azionari è quella di comprendere innanzitutto la propria propensione al rischio.
L’evidenza empirica, però, mostra che nel lungo periodo le stock mostrano rendimenti più elevati rispetto agli altri strumenti di investimento, per questo motivo quelli con una maggiore propensione al rischio potrebbero approfittare delle forti vendite sui mercati per prendere posizione su titoli di alta qualità, ovvero quelli che si contraddistinguono per un elevato vantaggio competitivo all’interno del settore (Economic moat) e un basso grado di incertezza (esposizione a variabili esogene che possono impattare sull’andamento del fatturato e dei margini di profitto). Il grafico dei rendimenti dell’indice Morningstar Wide Moat, dimostra come le stock di qualità riescono a sovraperformare il mercato. Ecco alcuni nomi interessanti da tenere in considerazione.
Ferrari compete con il luxury
Ferrari ha numeri da azienda dell’hard luxury: margini di profitto molto elevati, flussi di cassa consistenti e tassi di crescita stabili durante i cicli economici. Nonostante il gruppo punti ad affermarsi sui mercarti emergenti, l’espansione del fatturato sarà moderata (gli analisti prevedono un progresso medio del 7% nei prossimi cinque anni), ma il titolo Ferrari sembra un buon compromesso tra creazione di valore e bassa volatilità, specie alle attuali quotazioni di mercato. Le azioni del Cavallino (con riferimento all’ADR quotata sul Nyse) sono infatti scambiate a un tasso di sconto di circa il 25% rispetto al fair value Morningstar che è pari a 50 dollari.
“La forza del marchio Ferrari e la reputazione di azienda all’avanguardia tecnologica garantiscono alla Casa di Maranello un forte premium price. Negli ultimi dieci anni, infatti, il fatturato del gruppo è cresciuto in media del 9% annuo, mentre il volume delle vendite è salito appena del 4%, a dimostrazione della capacità capacità di alzare i prezzi di vendita”, dice Richard Hilgert analista azionario di Morningstar. “Il management prevede di raggiungere il target di 9.000 unità vendute entro il 2019. A nostro avviso questo obiettivo è raggiungibile poiché sarebbe in linea con quanto realizzato nei dieci anni precedenti e perché Ferrari si propone a un mercato che è visto in continua espansione (grazie alla crescita della classe media nei paesi emergenti)”.
Safran fa fruttare la leadership
Safran deve la stabilità dei suoi risultati al forte posizionamento all’interno del settore. Il gruppo francese è leader mondiale nella produzione di motori per aeromobili civili e militari. Le compagnie aeree riconoscono la qualità della sua offerta e difficilmente tendono a cambiare fornitore (elevati costi di switch). Inoltre, una quota elevata del suo fatturato (40%) è rappresentata da ricavi ricorrenti. Safran produce manufatti che hanno un ciclo di vita molto ampio, ma può contare su una redditizia attività aftermarket, rappresentata dalla vendita di pezzi di ricambio e di servizi di manutenzione e riparazione.
“Negli ultimi quattro anni l’azienda ha esibito una crescita media del fatturato dell’8% e un margine operativo dell’11%. Da qui al 2019 ci aspettiamo che i ricavi progrediscano a un tasso analogo a quello del passato e che l’Ebit salga al 14% grazie all’aumento della quota di ricavi prodotta dalla vendita di servizi a elevato valore aggiunto e alla maggior attenzione del management alla razionalizzazione dei costi di produzione”, dice Jeffrey Vonk analista azionario di Morningstar. “Al momento il mercato sottovaluta le potenzialità di crescita dell’azienda e sconta il titolo del 20% rispetto al fair value Morningstar che è pari a 71 euro.
Glaxo non teme la concorrenza
GlaxoSmithKline ha sfruttato le sue dimensioni per consolidare la sua posizione di vantaggio all’interno del settore farmaceutico. Il gruppo britannico ha avuto il merito di reimpiegare la liquidità prodotta nell’espansione del portafoglio prodotti e della rete di distribuzione e nella produzione dei farmaci respiratori di nuova generazione. Questo le ha permesso di ridurre la dipendenza da un singolo farmaco e da un ristretto numero di mercati e di proteggersi dalla concorrenza dei prodotti di marca e dei generici, garantendole ampi margini di profitto. “La maggior presenza sui mercati emergenti e la crescita dei segmenti vaccini e dei farmaci senza prescrizione le permetterà di far fronte alla futura scadenza di alcuni brevetti mantenendo un margine Ebit sopra il 20% e crescendo nei prossimi cinque anni a un tasso medio di circa il 3%”, dice Damien Conover analista azionario di Morningstar.
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