I risultati del 2015, alcuni rumor e le operazioni straordinarie, nel mese di febbraio hanno tenuto accesa l’attenzione dei lettori di Morningstar.it sui grandi nomi di Piazza Affari.
Fra le 10 schede equity più consultate, ad attirare la maggiore attenzione è stata quella di IntesaSanpaolo, che ha chiuso lo scorso esercizio con una forte crescita della redditività, risultata superiore agli obiettivi del Piano di impresa 2014-2017. Il board del gruppo ha proposto la distribuzione di un dividendo pari complessivamente a 2,4 miliardi di euro, 14 centesimi per ogni azione ordinaria.
Eni
In seconda posizione c’è Eni che, anche lei, ha comunicato i conti dell’intero 2015, chiuso con una flessione dei ricavi e un risultato in rosso. Confermato il dividendo, pari a 0,8 euro. Il futuro però è nebuloso. Il documento sull’evoluzione prevedibile della gestione che accompagna gli ultimi conti del gruppo ad esempio, parla di un quadro macroeconomico globale per il 2016 che “evidenzia rischi e incertezze a causa del rallentamento dell'attività produttiva in Cina, nell'Eurozona e nei paesi esportatori di commodity”. Il prezzo del petrolio “dopo aver toccato i valori minimi degli ultimi tredici anni sotto i 30 dollari al barile è previsto proseguire in un trend debole a causa degli squilibri strutturali del mercato gravato dalla sovrapproduzione e dalle incertezze sulle prospettive di crescita a medio lungo termine della domanda energetica".
Unicredit
Chiude il podio Unicredit, che ha finito lo scorso esercizio con un utile in calo, mentre i crediti deteriorati hanno registrato una contrazione. Per il terzo anno consecutivo il management ha proposto la distribuzione di un dividendo in azioni o in contanti. Il numero uno dell'istituto, Federico Ghizzoni ha detto che anche l'eventuale dividendo relativo all'esercizio 2016 (quello che sarà distribuito nel 2017) potrà essere pagato in contanti.
Fca
In quarta posizione si è piazzata Fca, che continua a pagare lo scetticismo del mercato verso il forte indebitamento e sulla capacità di raggiungere gli obiettivi previsti nel piano industriale. Nelle settimane scorse si è anche parlato di una possibile alleanza con Peugeot. Ipotesi smentita, però, dai vertici del gruppo. Nonostante la crescita delle vendite negli Usa il titolo è scambiato a un tasso di sconto superiore al 60% rispetto al fair value Morningstar che è pari a 15 euro per azione.
Generali
Subito dietro è finita Generali. Il management del gruppo ha detto che i risultati finanziari a fine 2015 saranno in linea con i target finanziari al 2018 che prevedono dividendi totali superiori ai 5 miliardi di euro, un flusso di cassa netto cumulativo di oltre 7 miliardi e ulteriori risparmi di costo cumulativi per 500 milioni, per un totale di 1,5 miliardi di euro .
Mps
Sotto i riflettori degli investitori è rimasta Mps. Per l’istituto senese si è parlato a lungo di un possibile matrimonio con Ubi. La notizia è poi stata smentita. Il Cda di Rocca Salimbeni, intanto, ha comunicato che la banca ha chiuso il 2015 con un utile netto consolidato pari a 388 milioni di euro. Il consiglio di amministrazione ha approvato di proporre all’assemblea degli azionisti di destinare l’utile netto di esercizio individuale della capogruppo (pari a 416,6 milioni di euro) e le riserve a copertura del derivato Alexandria che aveva messo nei guai l’istituto.
Saipem
Non è mancata l’attenzione per Saipem che, il mese scorso, ha portato avanti – in mezzo a picchi di volatilità - un’operazione di aumento di capitale da 3,5 miliardi di euro. Questo anche grazie al massiccio intervento di alcuni colossi finanziari.
Enel
La top ten si avvia alla conclusione con Enel. L’agenzia di merito di credito S&P ha peggiorato le prospettive del rating sul debito a lungo termine del gruppo elettrico, portandole da “positive” a “stabili”. Colpa, spiegano, del calo dei prezzi dell’energia in Europa. Confermato il rating “BBB”.
Ferrari
In penultima posizione si piazza Ferrari. Secondo gli analisti di Morningstar la casa del Cavallino ha numeri da azienda dell’hard luxury: margini di profitto molto elevati, flussi di cassa consistenti e tassi di crescita stabili durante i cicli economici. Nonostante il gruppo punti ad affermarsi sui mercarti emergenti, l’espansione del fatturato sarà moderata (gli analisti prevedono un progresso medio del 7% nei prossimi cinque anni), ma il titolo Ferrari sembra un buon compromesso tra creazione di valore e bassa volatilità, specie alle attuali quotazioni di mercato. Le azioni (con riferimento all’Adr quotato sul Nyse) sono infatti scambiate a un tasso di sconto di circa il 25% rispetto al fair value Morningstar che è pari a 50 dollari.
Poste Italiane
Chiude la classifica Poste Italiane. Il gruppo nel corso delle ultime settimane ha dovuto smentire più volte l’intenzione di mettersi al centro del processo di riorganizzazione del sistema bancario nazionale.
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