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VIDEO: La ripresa dell’Eurozona zoppica

I dati provenienti dal mercato del lavoro della regione sono positivi, ma fotografano il passato. Gli investitori, invece, dovrebbero concentrarsi sugli indicatori futuri secondo cui la ripresa ha perso vigore.

Jose Garcia Zarate 09/03/2016 | 11:13
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Jose Garcia Zarate: L’Eurostat ha recentemente pubblicato un rapporto sul mercato del lavoro secondo cui a gennaio il tasso di disoccupazione nella zona euro è sceso al suo livello più basso dall’agosto 2011. Questo è molto positivo. Inoltre, se osserviamo le aspettative del mercato, vediamo che la Banca centrale europea è in procinto di aumentare ulteriormente gli stimoli monetari al fine di limitare i rischi per le prospettive economiche.

La realtà è che il mercato del lavoro funziona, ovviamente, con un ritardo temporale. Quindi, ciò che i dati di oggi stanno dicendo è come l’economia si è comportata nel corso degli ultimi quattro - sei mesi. Abbiamo bisogno invece di analizzare degli indicatori previsionali e in particolare i sondaggi sul sentiment, i quali ci dicono che la ripresa sta perdendo forza. Inoltre, il continuo calo dei prezzi delle materie prime sta raggiungendo l'economia reale e così l'inflazione corrente è scesa a livelli negativi e, forse ancora più importante, le previsioni a medio-lungo termine sono peggiorate.

Non a caso, le Banche centrali hanno bisogno di adottare una politica lungimirante basandosi su queste previsioni, e ciò spiega il motivo per cui la Bce prevede di aumentare gli stimoli monetari. Questo può arrivare sotto forma di ulteriori acquisti di titoli, di un nuovo taglio dei tassi di interesse, o forse entrambe le cose.

Da qualche tempo la Bce sta applicando un tasso negativo sui depositi per le banche commerciali. In questo senso, non è la sola. Molte Banche centrali di tutto il mondo hanno adottato tassi di interesse negativi. E ci si potrebbe chiedere: perché stanno facendo questo?

L'idea sarebbe quella di obbligare gli operatori economici a spendere e investire in attività rischiose, piuttosto che risparmiare. Questo, in ultima analisi, potrebbe stimolare la domanda interna e quindi sostenere l'economia e, auspicabilmente, generare una certa pressione al rialzo sui prezzi. Almeno, questa è la teoria. Solo il tempo ci dirà se questa politica riuscirà a centrare l’obiettivo. Se non dovesse farcela, allora il rischio è che questa politica serva solo a favorire le tensioni sui mercati dei cambi, con scarso effetto positivo sull’economia reale.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Jose Garcia Zarate  is an ETF analyst with Morningstar UK.

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