Meglio non togliere gli occhi dalla Cina. La seconda più grande economia del mondo (dietro agli Usa) e una delle locomotive della crescita globale dell’ultimo decennio rischia di diventare sempre più importante in futuro.
Chi ha investito nel Regno di mezzo attraverso i fondi, intanto, spera. La categoria Morningstar China equity nell’ultimo mese (fino all’11 marzo e calcolata in euro) ha guadagnato il 12,2%, più che compensando il -2% segnato a febbraio. In un anno, tuttavia, si è lasciata alle spalle il 18,5% mentre, dai massimi degli ultimi tre anni, toccati a maggio 2015, è scesa del 33,4%.
Tra i gli strumenti che si sono distinti nell’ultimo mese c’è il BlackRock Global Funds - China Fund C2 USD (rating 4 stelle) che in 30 giorni ha portato a casa poco più del 14%. “Il gestore adotta un approccio con un orientamento tematico, costruendo il portafoglio sulla base di opportunità di valore e crescita strutturale in settori tradizionali”, spiega Mark Laidlaw, fund analyst di Morningstar. “Ha anche irrobustito l'esposizione alle azioni A della Cina impiegando future. Nonostante la forte concentrazione top-down, la maggior parte dell'alfa deriva da idee bottom-up”.
Cosa c’è nel futuro della Cina?
“Cercare di capire cosa accadrà in futuro è un lavoro pieno di incertezze”, spiega Daniel Rohr, analista azionario di Morningstar. “Tuttavia ci sono almeno due elementi che potrebbero togliere di mezzo qualche dubbio”. Il primo è il ribilanciamento dell’economia cinese che si sta spostando da un modello basato sui grandi investimenti (anche pubblici) a uno più orientato sui consumi interni. Il secondo fattore è di tipo demografico: entro il 2030 il numero delle persone in età da lavoro scenderà a 43 milioni. Detto in altre parole, entro quell’anno il paese asiatico avrà più pensionati dell’Unione europea, degli Stati Uniti e del Giappone messi insieme. “La somma di questi due elementi permette di fare alcune previsioni sia per la Cina che per il resto del mondo”, dice Rohr.
Pil
Prima: il rallentamento del Pil cinese potrebbe essere inferiore a quello visto negli ultimi 10 anni. “L’esperienza dei paesi che sono passati da un’economia basata sugli investimenti a una guidata dai consumi mostra una decelerazione della seconda voce”, spiega l’analista di Morningstar. “Ma la storia insegna anche che più grande è la fase di espansione, maggiore è il rallentamento che si verifica dopo”. Il consensus parla di un aumento del Pil compreso fra il 5 e il 6% nei prossimi 10 anni. “Secondo noi sarà compreso in una forchetta che va dall’1,5 al 4,5%. La direzione verso il valore più basso o più alto dipenderà dalle riforme che saranno messe in campo per stimolare i consumi delle famiglie, per dare credito alle imprese e per stimolare la produttività”, dice Rohr.
Le riforme
Seconda: “Crediamo che le riforme saranno deludenti, il che renderà difficile raggiungere una crescita del Pil del 4,5%”, dice l’analista. “Il nostro scetticismo è dovuto alle due nature conflittuali della politica cinese. Da una parte si sente la necessità di fare grandi cambiamenti, dall’altra c’è sempre bisogno di avere stabilità e controllo.
Terza: i piani di stimolo potrebbero non essere efficaci. L’analisi dei programmi messi in piedi da Pechino per dare una spinta alla crescita del paese mostra che azioni come i tagli dei tassi di interesse e la riduzione delle riserve bancarie non hanno dato il risultato sperato. “Questo anche a causa della riluttanza da parte delle persone a investire in una situazione di peggioramento congiunturale e dei deflussi di capitali dalla Cina che, secondo le nostre stime, ammontano a circa 640 miliardi di dollari nel 2015”, dice Rohr.
Demografia
Quarta: nonostante l’abbandono della politica del figlio unico le nascite potrebbero calare di circa 25 milioni nei prossimi 10 anni. “La storia dei paesi che hanno attraversato periodi di transizione economica simile a quelli della Cina dimostra che, nel corso del tempo, si registra una minore disponibilità ad avere figli”, dice l’analista di Morningstar.
Quinta: la crescita della popolazione urbana cinese si dimezzerà nel prossimo decennio. “Anche questo è un fenomeno che si è osservato in altri paesi ed è coinciso con un rallentamento del Pil”, dice Rohr.
Commodity e salute
Sesta: Il ribilanciamento dell’economia cinese potrebbe continuare a pesare sul mercato delle materie prime. “Il paese asiatico è uno dei maggiori consumatori di commodity”, spiega Rohr. “ma passare da un’economia basata sugli investimenti a una fondata sui consumi significa diminuire la produttività e, di conseguenza, avere minor bisogno di materie prime come rame, carbone e acciaio”.
Settima: la spesa sanitaria dovrebbe almeno raddoppiare. Si tratta, anche in questo caso, di un effetto già visto nei paesi dove è cresciuto il reddito. A questo va aggiunto che il numero degli over 65 crescerà del 50% nel 2025 e del 130% nel 2030. “La Cina sarà un paese di vecchi con un buon tenore di vita”, dice Rohr, “ e spenderà di più per farmaci e per la salute in generale”.
Ottava: “Ci sono alcune previsioni secondo cui la Cina prenderà il posto degli Usa come prima economia mondiale. Ma secondo noi questo non accadrà nel prossimo decennio”, dice l’analista di Morningstar. “Basandoci sulle stime del Fondo monetario internazionale che danno una crescita degli Usa al 2,2% e considerando le nostre previsioni sulla Cina di un incremento del Pil del 4,5%, la congiuntura Usa nel 2025 sarà ancora più grande del 30% rispetto a quella cinese”.
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