Forse il tempo delle commodity non è ancora scaduto. I titoli del comparto sono scambiati a prezzi superiori alle valutazioni degli analisti (il valore mediano del rapporto prezzo/fair value è di 1,14), secondo cui non mancano le occasioni per posizionarsi su stock di qualità a un prezzi interessanti.
Monsanto ha il seme della crescita
“Il mercato sconta le potenzialità di crescita di Monsanto”, dice Daniel Rohr analista azionario di Morningstar. “Il titolo è scambiato a un tasso di sconto del 25% circa rispetto al fair value che è pari a 120 dollari per azione”. Il gruppo americano, leader nell’industria delle sementi convenzionali e transgeniche, punta ad aumentare la penetrazione dei mercati emergenti dove ci si aspetta che l’aumento del fabbisogno calorico da parte delle popolazioni di queste regioni possa trainare la domanda dei suoi prodotti. L’azienda è riuscita a costruirsi una posizione di vantaggio all’interno del settore grazie allo sfruttamento dei suoi brevetti.
Questi le permettono di vendere le sementi a mark-up elevati e di realizzare margini di profitto superiori alla media. Monsanto, inoltre, concede licenze per l’utilizzo della sua tecnologia anche a terzi fornitori e questo le garantisce una maggiore stabilità dei flussi di cassa. Uno dei punti di forza dell’azienda americana è rappresentato dal forte investimento in ricerca e sviluppo. Circa il 10% dei ricavi incassati è destinato a questa attività al fine di consolidare la leadership tecnologica all’interno del settore.
I margini di Symrise non preoccupano
Symrise ha pagato la contrazione dei margini di profitto in seguito all’ultima acquisizione. In occasione della presentazione dei conti di fine esercizio, il management ha dichiarato un target sull’Ebit del 2016 inferiore rispetto a quello realizzato lo scorso anno, e questo ha deluso il mercato, che ora scambia il titolo a un tasso di sconto del 15% rispetto al fair value di 70 euro. Symrise è il terzo produttore al mondo di fragranze e aromi per aziende attive nel campo della cosmesi e in quello alimentare, un settore altamente frammentato (i primi quattro player detengono una quota di mercato complessiva di poco superiore al 50%) che dà la possibilità al gruppo tedesco di crescere anche attraverso nuove acquisizioni.
“Le nostre previsioni indicano per i prossimi cinque anni un progresso medio del fatturato del 5,5%, anche grazie al prezioso contributo dei mercati emergenti (che al momento rappresentano il 47% del giro d’affari complessivo), mentre i margini di profitto risentiranno dei costi di consolidamento a seguito delle operazioni di M&A”, dice Adam Kindreich analista azionario di Morningstar. Nonostante Symrise non riesca a esercitare alcun potere contrattuale nei confronti dei propri clienti (data la limitata incidenza che i propri prodotti hanno sul costo complessivo di produzione di questi ultimi), è comunque in grado di realizzare generosi margini di profitto. Circa il 95% dei ricavi totali sono derivanti da commesse fatte su misure per il cliente e questo le permette di guadagnare mark up elevati sui prezzi di vendita.
Cameco aspetta la risalita dell'uranio
La contrazione del prezzo dell’uranio ha fatto precipitare il titolo Cameco su valori di circa il 30% inferiori al fair value (che è pari a 18 dollari). “Il mercato della materia prima continua a risentire della debolezza dell’industria cinese e dei ritardi nella ripartenza di alcune centrali nucleari in Giappone”, dice David Wang analista azionario di Morningstar. “Questa tendenza, però, non è destinata a durare ancora per molto. La crescita della domanda di uranio da parte della Cina spingerà il prezzo della commodity attorno ai 65 dollari entro il 2019, facendo salire, di conseguenza, anche i volumi di produzione del gruppo canadese, che avrà interesse ad avviare lo sfruttamento di nuove miniere”.
Cameco si distingue all’interno del settore per i bassi costi di produzione. L’elevata efficienza, infatti, le permette di generare rendimenti del capitale superiori alla media anche in periodi in cui i prezzi della materia prima si mantengono particolarmente bassi. Gli analisti stimano una crescita della produzione di uranio da parte del gruppo del 30% entro il 2019 per effetto della costruzione di nuovi reattori nucleari in Russia, India, Corea del Sud e in Cina, che quadruplicherà l’attuale flotta.
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