L’industria europea del risparmio gestito soffre. Secondo l’ultimo Morningstar asset flow report, a febbraio sono stati riscattati 16,82 miliardi di euro dai fondi a lungo termine (sono incluse tutte le tipologie esclusi i monetari), che si aggiungono agli oltre 22 di gennaio.
La volatilità delle Borse ha pesato sugli azionari. Febbraio, infatti, è stato un mese diviso a metà. Nella prima parte, l’indice Morningstar World All-Cap AW (asset weighted) ha perso l’11%, nella seconda metà ha recuperato quasi del tutto. Tuttavia gli investitori hanno preferito uscire dall’azionario, che ha registrato deflussi netti per circa 7,3 miliardi, soprattutto dall’equity large cap growth statunitense e dalle blue chip nipponiche su cui pesano i timori per la situazione economica globale e locale.
Fuori dagli obbligazionari
L’asset class più colpita dai riscatti, però, è stata quella obbligazionaria. Morningstar stima deflussi netti per 8,64 miliardi, causati in particolare dalle fuoriuscite dai fondi specializzati nel reddito fisso internazionale e nei corporate bond in euro. Lo scenario di mercato continua a essere complesso: da un lato i titoli governativi hanno rendimenti molto bassi o negativi; dall’altro gli spread per le emissioni di minore qualità si sono ampliati a causa delle preoccupazioni per il quadro macro.
Alternativi positivi
Per il secondo mese consecutivo, i bilanciati subiscono deflussi (-1,25 miliardi), mentre gli alternativi sono tra le poche tipologie di fondi con una raccolta netta positiva (+1,95 miliardi). Il dato complessivo nasconde, però, un quadro più articolato a livello di categorie Morningstar. I bilanciati moderati in euro globali, infatti, sono quelli che hanno avuto i flussi netti maggiori (2,33 miliardi), seguiti dagli alternativi – Market neutral, che tendono a ridurre il rischio sistemico derivante da fattori quali la capitalizzazione di mercato, i settori, gli stili, i paesi o le valute. Per contro, un’altra categoria di alternativi, i long/short debt hanno subito i più alti riscatti (tutti i 15 fondi di questo tipo hanno perso oltre il 10% degli asset a causa delle fuoriuscite di febbraio) e tra i peggiori ci sono anche i fondi di allocation prudenti globali.
Bene gli index fund
Le fasi di volatilità ci hanno abituato a forti divergenze tra i flussi nei fondi indicizzati e non. Febbraio non ha fatto eccezione. I primi hanno continuato a registrare un andamento positivo, mentre i secondi sono stati colpiti dai riscatti. Se guardiamo agli ultimi dodici mesi, gli index fund mostrano una scarsa relazione con gli alti e bassi dei mercati finanziari, a differenza dei prodotti attivi. I primi hanno raccolto 4,4 miliardi a cui si aggiungono i 2,4 miliardi degli Exchange traded product, mentre i secondi hanno perso asset per oltre 21 miliardi in febbraio.
Chi sale e chi scende
Per le società europee, il secondo mese del 2016 è stato da dimenticare. Il 55% ha perso asset dai fondi a lungo termine. Tra quelle che sono andate controcorrente, ci sono Nordea, Lyxor e l’italiana Ubi Pramerica. La prima deve il risultato soprattutto al fondo Nordea -1 Stable Return, la seconda alla gamma francese di indicizzati e la terza al lancio di due nuovi comparti bilanciati. Per contro, sono stati colpiti dai deflussi soprattutto Franklin Templeton, M&G e Goldman Sachs.
I riscatti hanno riguardato tutti i più grandi fondi europei a lungo termine, comprese le due versioni (inglese e lussemburghese) di Standard Life Investment’s global absolute return strategy, che erano state molto popolari nel 2015.
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