Prima la gloria, poi la polvere e poi di nuovo la popolarità. Gli high yield bond cavalcano i cicli economici alternando fasi di grande successo ad altre di forte sfiducia da parte degli investitori, come testimoniato dall’andamento dei flussi in ingresso e uscita dai fondi obbligazionari high yield negli Usa negli ultimi 22 anni.
La ragione di questo mutevole rapporto tra investitori e high yield bond può essere spiegata dall’attività economica che sta dietro questa asset class. Le banche prestano capitali a società che hanno un’alta probabilità di non riuscire a ripagare tali finanziamenti; la capacità di onorare questi impegni è fortemente condizionata dalla congiuntura economica e dall’andamento del business e risente anche delle condizioni del mercato finanziario, dato che in molti casi gli emittenti di obbligazioni tendono a rifinanziare tali debiti piuttosto che rimborsarli.
Il fatto che il rendimento di tali strumenti sia così legato a fattori esterni può farci pensare che essi siano visti come una soluzione scelta unicamente dai più ottimisti, ma non è così. Molti investitori di lungo periodo prendono posizione su questo asset quando gli investitori moment driven (di breve periodo) liquidano i loro investimenti.
Gli high yield bond hanno visto aumentare la loro popolarità anche tra gli investitori specializzati in debiti in sofferenza (di solito banche che acquistano obbligazioni, le ristrutturano e le rimettono sul mercato). Quando il prezzo di tali strumenti cala, infatti, si produce un allargamento degli spread e di conseguenza un innalzamento del rischio di default.
Al momento, negli Stati Uniti, le quotazioni delle obbligazioni ad alto rendimento risentono della forte esposizione dell’asset class alle compagnie petrolifere americane e in particolare a quelle attive nel business dello shale gas. La drammatica caduta del prezzo delle materie prime energetiche ha fatto crollare il fatturato delle aziende del settore (-35% circa anno su anno nel quarto trimestre del 2015 per quelle società quotare sull’S&P 500). Questo ha reso più problematica la loro capacità di ripagare il debito e di conseguenza ha allargato lo spread dei loro bond.
Il contagio degli energetici
Se le ripercussioni sui titoli obbligazionari emessi da tali compagnie sono normali, lo sono meno gli effetti prodotti su quei settori che invece traggono addirittura beneficio dalla contrazione del prezzo del petrolio (poiché nel loro caso comporta una riduzione dei costi di produzione o una maggior capacità di spesa dei consumatori). Una dimostrazione di tale fenomeno, ad esempio, è l’allargamento di oltre 300 punti base dello spread delle emissioni delle case automobilistiche statunitensi dall’inizio del 2015 (ora è pari a 738 pb).
Questo meccanismo di propagazione passa per tre canali: il primo è legato alla nuova regolamentazione del sistema bancario, che ha introdotto regole più stringenti al fine di garantire la stabilità patrimoniale degli istituti, ma che di fatto ha ridotto la possibilità di fare investimenti a più alto rischio; il secondo è rappresentato dalla forte vendita di titoli high yield da parte dei fund manager a causa della contrazione dei flussi di capitale (negli ultimi sei mesi la categoria Morningstar High yield bond ha registrato un deflusso di circa 24 miliardi di dollari); l’ultimo è invece relativo alle preoccupazioni circa lo stato di salute dell’economia mondiale e le ripercussioni che essa potrebbe avere sulla domanda di petrolio e quindi sul prezzo del barile.
Avendo studiato l’andamento di questa asset class negli ultimi anni possiamo dire che, tutto sommato, gli high yield bond assicurano al momento un’adeguata remunerazione del capitale, specie se comparati con le obbligazioni governative. Il mercato americano dei titoli di debito ad alto rendimento garantisce un premio al rischio dell’8%, ma nello scenario in cui il tasso di default delle aziende del settore dovesse convergere verso quello atteso nel 2016 (4,5%) l’extra-rendimento scenderebbe attorno al 3%.
Tre regole per investire in high yield bond
Prima di investire in high yield bond, comunque, è utile tenere a mente tre regole di condotta. Bisogna innanzitutto considerare il rischio di default della società. Questo potrebbe causare la perdita dell’intero capitale, ma una buona diversificazione del portafoglio obbligazionario aiuterebbe a limitarne l’impatto negativo. Le obbligazioni ad alto rendimento sono un asset class molto più complicata di un’azione, ecco perché rivolgersi ad un gestore attivo di grande qualità potrebbe essere una mossa intelligente nell’ottica di massimizzare la crescita del capitale e di superare nel modo migliore le fasi di forte stress dei mercati.
Infine, è necessario avere una idea chiara dei minimi che questo mercato può toccare. L’errore di molti investitori, tra il 2007 e il 2008, è stato quello di entrare troppo velocemente su quest’asset. I prezzi, però, hanno continuato a scendere e molti di loro sono stati costretti a uscire prima che le quotazioni invertissero la tendenza.
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