Non è stato un inizio di anno facile per i fondi obbligazionari specializzati in corporate bond e high yield. Nei primi due mesi, i comparti che investono in emissioni societarie investment grade disponibili sul mercato europeo hanno subito riscatti per 5,37 miliardi di euro e quelli con focus sul debito di minore qualità sono stati ancora più penalizzati (-7,44 miliardi).
Cambio di rotta
Gli investitori hanno reagito alla volatilità del segmento del credito con vendite massicce per i timori legati al deteriorarsi del quadro macro-economico e al calo del prezzo del petrolio. Dopo la crisi finanziaria, i fondi obbligazionari corporate e high yield hanno rappresentato un approdo per i risparmiatori in cerca di rendimento, in un contesto di bassi tassi di interesse e scarsa reddittività dei governativi.
I record
Nel 2012, quando gli spread (differenziali rispetto ai titoli sicuri) creditizi raggiunsero il punto più alto e l’Europa cercava di riprendersi dalla crisi del debito sovrano, le principali categorie sui corporate bond hanno raccolto poco meno di 39 miliardi, di cui quasi il 40% in emissioni in euro. Nello stesso anno, i fondi high yield bond hanno ricevuto sottoscrizioni nette pari a 50,53 miliardi, prevalentemente concentrate nei segmenti in dollari e globali.
Dagli Usa all’Europa
Questi numeri non si sono ripetuti negli anni successivi, ma i comparti specializzati sul mercato creditizio hanno continuano ad attirare flussi anche se con discontinuità. Il 2013 e il 2015 sono stati positivi per gli high yield, ma l’anno scorso ha segnato un cambiamento rispetto al passato, con uno spostamento delle preferenze dagli Stati Uniti (dove molte società sono esposte al calo del petrolio) all’Europa. L’aumento dell’interesse per le emissioni delle società del Vecchio continente si è registrata anche nel segmento corporate, dove nel 2014 i comparti con la divisa comunitaria come riferimento hanno raccolto 21,38 miliardi, pari al 76% del totale.
Nel 2015, il mercato delle obbligazioni corporate europee ha dato segnali di stabilità, mentre negli Stati Uniti si è deteriorata la qualità del credito, anche se al di fuori dei settori energetici e delle materie prime, le aspettative di default sono rimaste modeste. All’inizio del 2016, però, tutto questo non è più bastato. L’allargamento degli spread ha allontanato gli investitori anche dai titoli societari europei (investment e non).
Il peso dei finanziari
“Tra gli elementi penalizzanti per i corporate investment grade europei c’è il peso dei finanziari”, dice Francesco Paganelli, fund analyst di Morningstar. “Il segmento rappresenta circa il 50% dei principali indici di mercato. E’ possibile che la forte esposizione verso il settore bancario, che da inizio anno sta sottoperformando il mercato, possa spiegare il pessimismo degli investitori verso questa asset class (tenendo presente che l’indice azionario MSCI Europe Financials ha perso il 16% nel primo trimestre). Al contrario, il comparto high yield è molto meno esposto al settore finanziario e bancario, a vantaggio di industriali, beni di consumo e telecom”.
Nei prossimi mesi, si vedrà se la decisione della Banca centrale europea di estendere ai corporate bond non finanziari il programma di acquisto di asset tornerà a sostenere i fondi specializzati nel debito societario.
Un grande patrimonio
Oggi la categoria Morningstar Euro corporate bond è la seconda più importante per patrimonio gestito (dopo gli Obbligazionari diversificati) nel reddito fisso in euro, con un patrimonio di oltre 100 miliardi.
“Esaminando le serie storiche dei flussi verso i fondi a partire dal 2007, quando cioè Morningstar ha iniziato a raccogliere tali dati”, spiega Francesco Paganelli, fund analyst di Morningstar, “osserviamo alcuni trend interessanti riguardanti l’universo di strategie obbligazionarie investment grade in euro (tenendo presente che in questo periodo le masse totali sono cresciute per effetto sia della raccolta netta sia dell’andamento del mercato). Per esempio, gli asset dei fondi obbligazionari a brevissimo termine in percentuale al totale sono diminuiti nel tempo, mentre è rimasta piuttosto stabile l’allocazione verso i fondi diversificati e governativi. Le categorie che sono cresciute a un tasso maggiore nel periodo sono quelle dei fondi corporate (che ora si attestano a circa il 20% del totale) e flessibili. In generale, nel reddito fisso in euro, il 2015 ha premiato i fondi flessibili e high yield da un lato (che prendono più rischio), e quelli a brevissimo termine dall’altro, penalizzando in misura diversa le categorie intermedie”.
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