Secondo i dati di Morningstar, l’industria europa degli Exchange traded fund (Etf) ha segnato una raccolta netta di 9,94 miliardi di euro nel primo trimestre 2016. Le aspettative sul Vecchio continente erano molto alte, visto che il 2015 è stato l’anno dei record con 72 miliardi netti investiti in replicanti.
In questo scenario, si sarebbe tentati di classificare la raccolta trimestrale come “deludente”. In realtà, sarebbe questo un giudizio troppo duro, date le condizioni di mercato molto volatili che hanno caratterizzato i primi tre mesi dell’anno.
L’inizio del 2016 è stato infatti un ottovolante per gli investitori. Molti dei presupposti positivi con cui concluso l'anno scorso sono stati rapidamente capovolti e gli investitori sono stati colti alla sprovvista. Queste condizioni erano poco favorevoli per le decisioni d’investimento. L’analisi dei flussi mensili rivela infatti che la reazione iniziale a gennaio è stata di paralisi generale.
Successivamente c’è stata una nuova valutazione della situazione e un allontanamento dai mercati azionari verso porti più sicuri, soprattutto l'oro, nel mese di febbraio. Passando a marzo, anche se i mercati azionari avevano iniziato a riprendersi dai minimi, gli investitori hanno espresso una forte preferenza per le esposizioni a reddito fisso, con circa 5,7 miliardi di euro di raccolta netta segnata dagli Etf obbligazionari nel mese.
Nonostante i flussi trimestrali positivi, il patrimonio complessivo investito in Etf europei al 31 marzo è pari a 463 miliardi di euro, in calo dell’1,4% rispetto al trimestre precedente. Questa lieve flessione può essere in gran parte attribuita alle perdite segnate dal mercato azionario.
Replicanti auriferi e obbligazionari i più popolari
Gli Etf azionari hanno segnato 3,7 miliardi di riscatti netti nel corso del primo trimestre. Quelli dedicati al mercato giapponese e al settore finanziario europeo sono stati i più colpiti. L’aumento della volatilità, invece, si è rivelato terreno fertile per i prodotti strategic beta a bassa volatilità.
È interessante notare che, nonostante l’incertezza che circonda il referndum sulla “Brexit” (l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea) del prossimo 23 giugno, gli Etf azionari britannici hanno registrato un buon trimestre. Tuttavia, l’ampia gamma dei prodotti coperti dal rischio di cambio, indica che aver fede sulle prospettive del Regno Unito non è in contrasto con una visione negativa sulla sterlina.
Gli Etf a reddito fisso hanno attirato quasi 8 miliardi di raccolta netta nel primo trimestre del 2016. Questo è stato il secondo miglior risultato trimestrale di sempre per l’asset class, superato solo dagli 11,8 miliardi incassati nel primo trimestre del 2015. Il fattore comune nel modellare i flussi di investimento in questi due periodi è stato l’attivismo della Banca centrale europea.
L’inizio del 2015 vide infatti l’introduzione del Quantitative easing da parte della Bce. Poco più di un anno dopo, nel marzo 2016, Francoforte ha annunciato l'estensione del programma, sia in termini quantitativi che qualitativi.
L'inclusione dei corporate bond non bancari di tipo investment grade nel programma di acquisto della Bce ha fornito un’ulteriore spinta alla tematica della “ricerca di rendimento”. Il salto sostanziale dei flussi verso prodotti a reddito fisso a marzo è stato per lo più concentrato in esposizioni di debito societario, sia investment grade che high yield, nella convinzione che le aspettative sul sostegno della Bce, anche se mirato, spingano tutto il mercato obbligazionario.
I replicanti dedicati alle materie prime, invece, hanno incassato nel trimestre 4,7 miliardi di euro. Si deve tornare indietro di quattro anni per ritrovare un risultato simile. La maggior parte delle sottoscrizioni hanno interessato l’oro, con due Etc auriferi (Source Physical Gold P-ETC eETFS Gold Bullion Securities ETC) nel podio dei replicanti che hanno raccolto di più tra gennaio e marzo.
Gli “Stategic Beta” guadagnano terreno
I prodotti a beta strategico (conosciuti anche come “smart beta”) hanno segnato 2,7 miliardi di euro di raccolta netta nel periodo, ovvero il 27% della raccolta totale dell’industria europea degli Etf. A fine marzo, il patrimonio investito in questi strumenti è salito a 33,6 miliardi, il 7,3% del mercato complessivo.
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