L’Europa prova a cambiare faccia al 2016

L’anno è iniziato male soprattutto nel Vecchio continente. Ma, dicono gli analisti, alcuni dati macro mostrano che la situazione potrebbe mutare. Anche per chi, come le banche, sta soffrendo molto. 

Marco Caprotti 26/04/2016 | 15:02
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Sono bastati pochi mesi al 2016 per far capire agli investitori che questo non sarà un anno facile per i loro portafogli. Anche in Europa, dove l’indice Msci della regione, da gennaio, ha lasciato per strada (fino al 25 aprile e calcolato in euro) quasi il 4%. Una performance che riflette quelle dei fondi delle diverse categorie Morningstar dedicate al Vecchio continente. Non tutto, dicono però gli operatori, è perduto. “Le discese che si sono registrare rappresentano le prese di profitto che ci sono state dopo il forte rally visto alla fine del 2015”, spiega Muna Abu-Absa, analista di Morningstar. “Colpa dell’eccessiva volatilità delle commodity, delle incertezze del mercato obbligazionario e delle valutazioni alte di molta parte dell’equity. Tutto questo ha accentuato le preoccupazioni degli investitori riguardo al futuro del petrolio e alle mosse delle Banche centrali. A peggiorare le cose ci si sono messe le mosse degli speculatori che hanno accentuato i movimenti in alto e in basso degli indici”. Ci sono poi i dubbi riguardo a una possibile recessione globale: un elemento che da solo basterebbe a creare circoli viziosi di vendite sull’azionario che si autoalimentano.

Qualche segnale incoraggiante
Va detto che, in mezzo a questo quadro nebuloso, ci sono degli sprazzi di luce. La disoccupazione nella regione sta diminuendo a ritmi che non si vedevano dal 2007, le vendite di auto stanno aumentando e diversi sondaggi indicano che sta crescendo la fiducia dei consumatori. I dati relativi agli indici dei direttori d’acquisto restano tutti su buoni livelli.

A livello settoriale, la situazione di incertezza si è fatta sentire, in termini di volatilità, soprattutto sugli energy: l’anno scorso erano stati quelli più colpiti mentre all’inizio del 2016 hanno mostrato una gran voglia di rivalsa. “Nonostante questo ritorno i fondi dedicati all’Europa, mediamente, continuano a sottopesare il segmento”, spiega l’analista. “Il dato fa il paio con le nostre interviste coi gestori in cui i money manager dicono di avere grossi dubbi sulle prospettive del comparto”. In una situazione del genere non sorprende il risveglio dell’oro. Molti commentatori preferiscono non fare previsioni precise sui livelli ai quali può arrivare. “Ma è innegabile che il suo ruolo di porto sicuro ne sosterrà le quotazioni ancora per un po’ di tempo”, dice Abu-Absa.

Il crollo delle banche
Chi invece ha sofferto molto è stato il comparto finanziario, soprattutto a livello europeo. “Non sorprende, quindi, che i fondi dedicati alla regione continuino, mediamente, a sottopesare le banche”, dice l’analista di Morningstar. I motivi non mancano: i guadagni sono scarsi. Ad aggiungere pressione ci si sono messi la debolezza dei mercati emergenti e delle commodity e i cambiamenti nella regolamentazione che riguarda i requisiti di patrimonializzazione degli istituti. Anche qui qualche sprazzo di luce, secondo l’analista, si vede. “Gli investitori devono tenere a mente il ruolo cruciale che hanno gli istituti di credito sia a livello economico che a livello finanziario. In questo senso è rassicurante vedere come la salute delle banche sia in cima ai pensieri della politica”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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