Il Giappone, la terza economia del mondo, ha passato per gran parte degli ultimi tre decenni a lottare contro forti pressioni deflazionistiche persistenti e contro un debito pubblico che non smette di crescere; un contesto, questo, creato principalmente dai bassi livelli di crescita e da una popolazione che invecchia.
A fine 2012, il primo ministro Shinzo Abe ha annunciato il lancio di una serie di misure di stimolo fiscale, un mix di allentamento monetario e riforme strutturali finalizzato a rilanciare l'economia stagnante del paese. L'effetto diretto di queste politiche, collettivamente indicate con il nome di “Abenomics”, è stato un forte calo dello yen.
I mercati hanno reagito positivamente in seguito. L’anno successivo l’indice Msci Japan è salito del 54% (in valuta locale). Lo yen debole ha avuto un impatto particolarmente significativo sulle aziende orientate all'esportazione come Toyota o Sony, che generano dal 70 al 80% dei loro ricavi all'estero. Durante il periodo che va da febbraio 2013 a febbraio 2015, le azioni giapponesi hanno sovraperformato le azioni globali - misurate dall’Msci World – del 7,1% su base annua.
La realtà, tuttavia, è che la crescita del Prodotto interno lordo rimane magra e le pressioni deflazionistiche persistono. Pertanto, in un ulteriore sforzo d’incrementare di nuovo la domanda interna e promuovere gli investimenti, la Banca centrale giapponese ha introdotto tassi di interesse negativi a inizio 2016.
Nonostante la stagnazione economica, il settore industriale - molto importante per l'indice azionario domestico - è ancora uno dei più avanzati e innovativi in tutto il mondo, che sia nel settore dell’auto, della salute, in beni strumentali (robotica) o tecnologici.
Guardando al futuro, l’accordo di libero scambio Trans-Pacific Partnership dovrebbe portare diversi benefici all’economia giapponese, costringendola in contropartita a grandi cambiamenti in alcuni dei settori più protetti. In effetti, alcune delle misure prese dal governo riguardano il miglioramento della flessibilità e produttività della forza lavoro, che viene ostacolata dalla sicurezza del lavoro a lungo termine, i salari basati sull’anzianità, la limitata partecipazione delle donne al mondo del lavoro e, infine, i sindacati aziendali.
L’indice
L’Msci Japan ha lo scopo di misurare l’andamento delle aziende a grande e media capitalizzazione del mercato azionario giapponese. Con 300-325 titoli, il benchmark copre circa il 85% della capitalizzazione di mercato aggiustata per il flottante. I componenti devono soddisfare dei criteri minimi per la liquidità e delle restrizioni sulla proprietà estera. L'indice è ben diversificato da un punto di vista settoriale. Attualmente, lesposizione più importante è quella verso i titoli ciclici di consumo (circa il 20%), viene poi il settore industriale (18%) e servizi finanziari (12%). Per quanto riguarda le aziende, Toyota è il titolo più pesante con una ponderazione del 5%, seguita da Mitsubishi UFJ Financial Group (2%). Tutte le azioni rimanenti sono inferiori al 2%.
L’offerta europea
Nel Vecchio continente sono quotati 14 Exchange traded funds che replicano l’Msci Japan (comprensivi anche delle varianti “Sri”). Di seguito un focus su quelli coperti dalla ricerca qualitativa Morningstar.
iShares Core MSCI Japan IMI UCITS ETF (EUR)
Il fondo usa la replica fisica ottimizzata per tracciare l’indice. In pratica, l’Etf acquista un insieme di titoli scelti in modo da creare un portafoglio sufficientemente simile a quello del benchmark ma con un numero di componenti inferiore, in modo da ottimizzare i costi di transazione. iShares può effettuare il prestito titoli per un importo fino al 100% del valore patrimoniale netto (Nav) del fondo. Blackrock, società madre di iShares, gestisce il processo di prestito titoli e si tiene il 37,5% dei redditi derivanti, mentre il 62,5% restante viene condiviso con gli aderenti all’Etf. Il fondo ha prestato in media il 16,28% del portafoglio nel 2015, generando lo 0,04% di ricavi netti. Le commissioni annue ammontano a 20 punti base, tra le più basse di categoria.
iShares MSCI Japan UCITS ETF
Anche questo Etf utilizza la replica fisica ottimizzata e può prestare fino al 100% del portafoglio. Tuttavia, le commissioni annue ammontano allo 0,59%.
db x-trackers MSCI Japan Index UCITS ETF
Il fondo traccia il benchmark attraverso una replica fisica completa. L’Etf effettua operazioni di prestito titoli al fine di contribuire a migliorare le prestazioni, i cui ricavi lordi sono divisi 70/30 tra il fondo e Deutsche Bank AG, che svolge il ruolo di agente di prestito. Anche se questa attività può aiutare a compensare i costi a carico degli aderenti, espone potenzialmente gli investitori al rischio di controparte. Per proteggere il fondo viene chiesto ai mutuatari di fornire garanzie superiori al valore del prestito. In generale, non più del 50% del patrimonio del fondo può essere prestato in una sola volta. Le commissioni annue sono pari allo 0,50%, superiori alla media di categoria.
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