Le small cap non smettono di correre. Anche ad aprile le azioni a bassa capitalizzazione di mercato hanno fatto meglio di mid e large cap. A brillare sono state ancora una volta quelle di stile value che, dopo il +7,1% registrato a marzo, nell’ultimo mese hanno guadagnato il 6,1%. Il miglior andamento da inizio anno di questo segmento di mercato (fatta eccezione per le stock con stile growth, che hanno perso il confronto con le mid e le large cap) spiega il più elevato rapporto prezzo/fair value (P/FV). Al momento il comparto più caro è quello delle small blend, che presentano un P/FV di 1,05 (in aumento rispetto all’1,02 di marzo).
I Value si confermano al top
Guardando alla ripartizione per stile, si nota come le azioni value siano state le più redditizie. Questa è una riconferma, ma rispetto al mese di precedente il gap con i titoli blend e growth (in tutti i segmenti di capitalizzazione) è aumentato in maniera significativa. In segmento che è riuscito a migliorarsi di più è quello Large Value, dal +1,7% di marzo al +4,5% di aprile.
I comparti finanza, grazie alle performance di Banco Santander e HSBC Holdings (che nel periodo in considerazione hanno guadagnato rispettivamente il 15% e il 6%), ma soprattutto quello energy ( per effetto dei rialzi di Royal Dutch Shell e Total) sono stati quelli che più hanno contribuito alla buona performance del segmento Large Value, che però continua essere quello scambiato ai prezzi di mercato più convenienti. Tra le stock che più hanno pesato sul -0,6% realizzato dai titoli Large Growth, invece, troviamo Altice, Inditex e SAP, che hanno perso rispettivamente il 15,4%, il 4,1% e il 3, 9%.
I settori a sconto
Le performance di aprile hanno evidenziato marcate differenze tra i vari settori economici. Sugli scudi le azioni attive nei comparti energia e materi prime, che hanno guadagnato rispettivamente l’8,9% e il 7,8%, mentre hanno sofferto quelli nei settori telecom e tecnologia (in calo del 5,1% e del 2,5%). In seguito a questi risultati i titoli finanziari risultano quelli scambiati alle valutazioni più convenienti (il 60% delle società è trattata a sconto, cioè ha un Morningstar rating pari a quattro o cinque stelle), seguiti da quelli nell’healthcare e nei beni di consumo ciclici. Molto alta, invece, è la percentuale delle stock sopravvalutate dal mercato nei comparti energia, tecnologia e beni di consumo difensivi.
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