Quella del settore dell’abbigliamento retail è una febbre passeggera. I dati del primo trimestre delle aziende del comparto apparel hanno confermato la tendenza negativa con la quale si è concluso il 2015 e il deludente trend delle vendite da inizio anno sia in Europa che negli Stati Uniti ma, dicono gli analisti, il peggio dovrebbe essere alle spalle.
Dal punto di vista delle Borsa, da inizio anno il comparto (a livello mondiale) ha visto calare la propria capitalizzazione di mercato di circa sette punti percentuali e ora il rapporto Prezzo/Fair Value medio è pari a 0,94. Le valutazioni dei titoli sembrano invitare gli investitori a un atteggiamento prudente, ma le occasioni di acquisto non mancano. Gap e Ralph Lauren tra i produttori e L Brands per i retailer specializzati presentano valutazioni convenienti, mentre per il titolo della catena di outlet Ross Stores, alla quale gli analisti di Morningstar riconoscono una posizione di vantaggio competitivo, conviene mantenere un atteggiamento prudente in attesa di nuovi deprezzamenti.
Gap cerca di stare al passo con i tempi
Gap è uno dei brand americani di maggior valore e questo lo dimostra il fatto che l’azienda sia stata in grado di mantenere un l’elevato rendimento del capitale (attorno al 15%) nonostante negli ultimi anni la concorrenza da parte di competitor come H&M e Zara sia diventata sempre più forte.
L’evoluzione del settore costringe gli operatori a stare al passo con i tempi e anche Gap dovrà cercare di rendere più efficiente la propria supply chain e continuare a essere appetibile ai giovani consumatori mantenendosi al passo con le nuove tecnologie. E a tal proposito il gruppo americano sta provvedendo a razionalizzare la propria catena di negozi e, contestualmente, ad aumentare gli investimenti nel segmento online.
Gli analisti ipotizzano che questi interventi potranno migliorare ulteriormente la profittabilità dell’azienda aiutandola a colmare parzialmente il divario con H&M (che detiene il primato in termini di margini di profitto). In base alle loro previsioni, che indicano nei prossimi cinque anni una crescita media del fatturato attorno al 2%, per effetto dell’espansione sui mercati internazionali e della maggior penetrazione dei nuovi marchi del gruppo, la stima del fair value è pari a 40 dollari per azione.
Ralph Lauren, il brand è fonte di valore
“Nonostante i dati del quarto trimestre abbiano evidenziato un andamento piatto delle vendite, Ralph Lauren resta un marchio dall’elevato potenziale e le iniziative intraprese dal nuovo Ad, Stefan Larsson, vanno nella giusta direzione per migliorare l’immagine del marchio e aumentare i margini di profitto”, dice Paul Swinand analista azionario di Morningstar. “Le nomine dei nuovi manager nel dipartimento creativo e in quello internazionale hanno l’obiettivo di accrescere la visibilità dei marchi del gruppo, specie fuori dai confini nazionali, e di rafforzare la presenza nei mercati emergenti”.
Secongo gli analisti l’azienda continuerà a soffrire nel breve periodo il debole andamento delle vendite negli Usa e il tasso di cambio sfavorevole, ma nel lungo termine il fatturato sarà trainato dal segmento retail e dall’espansione sui mercati emergenti. In base alle previsioni per i prossimi dieci anni, che indicano un progresso medio dei ricavi del 3,3% e un margine operativo attorno al 17%, la stima del fair value è pari a 150 dollari per azione.
L Brands, il vantaggio di essere difensivi
L Brands ha il vantaggio di operare in un business meno competitivo rispetto all’abbigliamento, come quello dell’intimo per donne e dei prodotti di bellezza. Inoltre, presenta interessanti prospettive di crescita grazie al maggior controllo della catena retail e all’espansione sui mercati internazionali. Il gruppo è riuscito a conquistare quote di mercato significative grazie ai marchi Victoria’s Secret (nell’intimo) e Bath and Body Woks (nei prodotti per la bellezza del corpo) e questo le permette di guadagnare margini di profitto superiori media. “L’azienda statunitense ha ampie possibilità di miglioramento, sia sul profilo della profittabilità che della crescita del fatturato. Il maggior controllo della catena distributiva, attraverso l’apertura di negozi di proprietà, insieme alle maggiori economie di scala, promettono di far salire l’Ebit dall’attuale 18% al 22% entro il 2025. Mentre l’apertura di nuovi store negli Stati Uniti (mercato che non è affatto saturo) e nel resto del mondo dovrebbe garantire una crescita dei ricavi a un tasso medio del 5%.”, dice Weishaar. “In base a queste previsioni la nostra stima del fair value è pari a 98 dollari, una valutazione che vale a L Brands un rating Morningstar di cinque stelle”.
Prudenza su Ross Stores
Ross Stores gestisce una delle catene di outlet più profittevoli degli Stati Uniti che promette di crescere a un tasso medio del 7% nei prossimi cinque anni. Nonostante la forte concorrenza sul mercato Ross è stata in grado di sovraperformare il settore sia sul fronte delle vendite che su quello dei margini di profitto, dimostrando di essere riuscita a costruirsi una posizione di vantaggio competitivo (Ecoomic moat) grazie alla capacità di razionalizzare i costi di produzione e di massimizzare l’efficienza della gestione delle riserve di magazzino. “Gli outlet hanno acquistato popolarità grazie alla crisi economica e ora beneficiano della tendenza dei consumatori a spendere di meno per gli acquisti in abbigliamento, a favore di cibo, viaggi e divertimenti”, dice Weishaar. “I trend di medio-lungo periodo fanno di Ross un titolo da tenere sotto osservazione, ma al momento la raccomandazione è quella di mantenere un atteggiamento prudente in attesa di un suo deprezzamento”.
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