Spiragli di primavera per l’economia americana. I dati di aprile e maggio hanno mostrato un miglioramento della congiuntura rispetto al primo trimestre ma, dicono gli analisti di Morningstar, questi numeri non modificano le previsioni per il 2016. La crescita dei consumi, gli incoraggianti segnali mandati dal comparto manifatturiero e la conferma del buono stato di salute della domanda immobiliare, oltre a non aver cambiato le stime future, non hanno neanche entusiasmato gli operatori. Come dimostra la performance dell’indice Morningstar Usa che ha ceduto oltre il 2% nell’ultimo mese (+0,27% da inizio anno). Le azioni della regione continuano a essere scambiate a prezzi poco vantaggiosi, con un Prezzo/Fair value (P/FV) medio pari a 0,94. Ma le occasioni di investimento non mancano.
JLL guida il real estate
Jones Lang LaSalle (JLL) è uno dei principali fornitori di servizi a favore delle società attive nel segmento real estate commerciale (consulenza su efficienza operativa ed energetica, gestione degli affitti e scelte di finanza aziendale). L’azienda ha beneficiato della tendenza delle società immobiliari a esternalizzare tutte le funzioni lontane dal loro core-business (compravendita e gestione degli immobili) e di avvalersi, per queste, di un numero limitato di fornitori. Tale fenomeno, nato negli Usa, sta prendendo piede anche in Europa e in Asia e questo gioca a favore di JLL che produce una significativa parte dei suoi ricavi fuori dai confini nazionali.
Jones Lang LaSalle è uno tra i marchi più conosciuti all’interno del settore immobiliare. Questo le ha permesso di espandersi anche sui mercati internazionali, aumentando i volumi di produzione. La capacità di offrire servizi di qualità a prezzi concorrenziali (grazie alle elevate economie di scala) ha inoltre rafforzato il rapporto con i clienti, che è il principale fattore di vantaggio rispetto ai competitor.
Sebbene il settore immobiliare sia particolarmente sensibile all’andamento del ciclo economico, JLL è molto ben diversificata dal punto di vista geografico e questo l’aiuta a ridurre il rischio paese. Nei prossimi cinque anni gli analisti prevedono un tasso medio di crescita del fatturato del 7% e stimano un fair value pari a 172 dollari.
United Technologies, diversificata e di valore
United Technologies (UTX) ha pagato con un -5,47% nell’ultimo mese di contrattazioni i non brillanti dati dal primo trimestre, nel quale la crescita dei volumi di produzione è stata vanificata dal negativo andamento del tasso di cambio. Ora il titolo del gruppo americano è scambiato a un tasso di sconto del 20% circa rispetto al fair value Morningstar che è pari a 120 dollari.
L’azienda è un conglomerato industriale attivo in diversi segmenti di business come la produzione di ascensori e scale mobili, di sistemi di riscaldamento e di refrigerazione e la fabbricazione di propulsori e altri componenti per apparecchi aerei ad uso civile e militare. UTX detiene una quota di mercato significativa in tutti i settori in cui è attiva e questo, grazie a importanti economie di scale, le garantisce un vantaggio di costo rispetto ai competitor. Inoltre, il fatturato societario è composto per circa il 50% da ricavi post-vendita (servizi di installazione e manutenzione) e risulta ben bilanciato tra i diversi segmenti. Elementi che garantiscono a United Technologies una maggior stabilità dei flussi di cassa.
Gli analisti sono convinti che il processo di urbanizzazione nei paesi emergenti sia uno dei principali driver di crescita per il gruppo statunitense e stimano un progresso dei ricavi a un tasso medio del 5% annuo per i prossimi cinque anni.
Il mercato è troppo severo con Tiffany
All’interno del settore beni di consumo, Tiffany è tra le azioni maggiormente scontate dal mercato. A causa di una negativa chiusura del 2015 e di un incerto avvio del 2016, il titolo ha realizzato una perdita di circa il 15% da inizio anno e ora è scambiato a un rapporto P/FV pari a 0,75.
Tiffany è uno dei brand di maggior valore all’interno del settore beni di lusso e questo permette all’azienda di ricavare margini di profitto superiori alla media. Inoltre, la forte integrazione verticale del gruppo (che si occupa del disegno, della produzione e della distribuzione dei gioielli) garantisce un vantaggio di costo rispetto ai competitor.
I dati del primo trimestre mettono in evidenza le debolezze di breve periodo, ma le guidance del management sono in linea con le previsioni di lungo termine degli analisti, secondo le quali i ricavi dovrebbero salire a un tasso medio del 7% nei prossimi dieci anni per effetto dell’espansione sui mercati di Europa e Cina, dove la presenza di Tiffany è ancora bassa rispetto ad altri marchi del lusso.
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