Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. Sono in compagnia di Emilio Franco, vice direttore generale e responsabile degli investimenti di UBI Pramerica Sgr. Grazie e benvenuto.
Emilio Franco: Grazie a lei.
Baselli: Siamo in un momento storico in cui le Banche centrali, attraverso le loro politiche monetarie, sono assolute protagoniste dei mercati globali. Le tre principali Banche centrali, Fed, Bank of Japan e Bce, si stanno muovendo in questo momento in direzioni diverse. Quali sono le principali conseguenze di questa situazione?
Franco: In questo momento la Banca centrale guida, ma storicamente è sempre stato così, è la Fed. Dopo un lunghissimo periodo di tassi a zero e di politiche monetarie non ortodosse, la Fed ha alzato i tassi d’interesse per la prima volta a dicembre dell’anno scorso. Il mercato dal quel momento si è ingrippato come se fosse un motore, perché comunque la politica monetaria americana è fondamentale, visto che influenza il dollaro, la percezione del rischio e le condizioni finanziarie in giro per il mondo. Basta vedere cosa è successo ad agosto e poi a inizio anno ai paesi emergenti e alle valute di questi.
Quello che sappiamo è che ora la Fed è concentrata sui suoi obiettivi: piena occupazione e stabilità dei prezzi. La piena occupazione è probabilmente realizzata, il tasso di disoccupazione è intorno al 5%, mentre l’inflazione si sta lentamente avvicinando all’obiettivo del 2%.
Però allo stesso momento la Fed è preoccupata di quello che succede intorno, di un possibile disastro magari in un paese come la Cina possa attraverso il canale finanziario trasmettersi all’economia americana e creare dei problemi. E quindi in questo momento appare molto prudente, sebbene le ultimissime notizie relative ai verbali dell’ultima riunione non escludano che un possibile rialzo dei tassi a giugno, cosa che era quasi completamente inattesa dai mercati, potrebbe arrivare. Ad ogni modo, la Fed resterà molto prudente proprio perché vuole essere sicura che l’economia americana non deragli. Senza dimenticare quello che c’è intorno, perché uno shock nei paesi emergenti potrebbe ripercuotersi negli Usa.
Ci aspettiamo quindi uno, al massimo due rialzi moderati dei tassi, ma solo se l’economia resta forte e se intorno non ci sono turbolenze significative, quindi ad esempio “Brexit” dovrebbe rivelarsi un non problema per gli Usa.
Baselli: Quali sono le vostre previsioni in tema di politica monetaria nel breve-medio periodo e quali sono poi le scelte conseguenti in termini di asset allocation?
Franco: Dall’altra parte abbiamo la Bce che è molto accomodante, ha ampliato il programma di quantitative easing, come dimensione, asset che può comprare e liquidità alle banche. Quindi, crea delle condizioni in Eurozona molto attraenti che favoriranno il credito in senso lato, sia l’investment grade che l’alto rendimento. In questo momento noi privilegiamo la parte obbligazionaria corporate nell’alto rendimento euro, ci piace l’investment grade, sempre corporate, negli Stati Uniti. Non ci piace avere liquidità visto che i rendimenti sono compressi, se non negativi.
Un po’ fuori dal consenso, siamo sovraesposti al mercato azionario, perché in termini relativi le valutazioni sono molto attraenti, gli utili sono stati pesantemente penalizzati dalle dinamiche del petrolio e delle commodity, e queste oggi sono destinate a riprendersi, quindi ci aspettiamo utili in salita. Il mercato è molto negativo, su tutto; teme la “Brexit”, tema la governance in Eurozona, teme la politica, teme Trump. Ha tante paure e queste paure sono in parte significativa già riflesse nei prezzi; bisogna avere un orizzonte temporale adeguatamente lungo, accettare volatilità nel breve, ma i rendimenti più interessanti in termini reali sono sicuramente sul mercato azionario.
Baselli: Perfetto, grazie a Emilio Franco.
Franco: Grazie a lei.
Baselli: Per Morningstar, Valerio Baselli, grazie per l’attenzione.
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