Emma Wall: Benvenuti a Morningstar. Sono Emma Wall e oggi sono in compagnia di Robert Wescott, consulente cconomico per Pioneer Investments e presidente di Keybridge Research.
Buongiorno Robert.
Robert Wescott: Buongiorno a te.
Wall: Grazie mille per essere qui. Sei intervenuto alla Morningstar Investment Conference e uno degli argomenti di cui ti sei occupato sono le prossime elezioni negli Stati Uniti. Abbiamo già visto i primi effetti delle primarie, come ad esempio i movimenti sulle stock del comparto farmaceutico, ma quello che vorrei chiederti è: quali potrebbero essere le conseguenze dell’esito finale, ovvero, cosa accadrebbe se Trump diventasse Presidente degli Stati Uniti?
Wescott: Sono molto preoccupato a riguardo. La maggior parte dei candidati gode del sostegno del partito di appartenenza, ed esistono, inoltre, alcune regole che si seguono durante la campagna elettorale. Chi corre per la presidenza deve avere una posizione politica ben chiara. Deve sapere quelli che saranno i provvedimenti che la propria amministrazione prenderà in materia fiscale o sul commercio internazionale. Jeb Bush aveva un’idea chiara a riguardo, Hillary Clinton anche, ma non credo sia il caso di Donald Trump.
Lui non è un candidato tradizionale, poiché non è sostenuto da un partito tradizionale. Trump dibatte di politica estera, economica e quant’altro parlando al pubblico e alle Tv con un microfono, dicendo quello che pensa in quel momento. Per questo non capiamo se quello che dice è la sua linea politica o no. Abbiamo sentito parlare di dazi del 45% sulla merce cinese. Misura che innescherebbe una guerra commerciale con la Cina. La sua politica estera è stata, battezzata “America First”, non sappiamo ancora esattamente cosa significhi, ma sembra voler cercare un certo distacco dal resto del mondo. E questo non credo piacerebbe né all’Europa, né tantomeno all’Asia. Ecco perché sono molto preoccupato.
Wall: C’è qualcuno che sostiene che questa sia stata solo una strategia per guadagnarsi la nomination repubblicana, che il modo in cui Trump condurrà le prossime elezioni presidenziali sarà molto più soft e che in definitiva potrebbe essere comunque un buon candidato.
Wescott: Quello che è accaduto la scorsa settimana è stato sorprendente. Martedì scorso Trump si è aggiudicato la nomination repubblicana grazie alla vittoria nelle primarie dello Stato dell’Indiana. Ora, ci sono varie anime all’interno del partito che un candidato Presidente dovrebbe cercare di tenere unite: quella dei Cristiani evangelici, quella dei “business Republican”, più sensibili alle politiche economiche e alle relazioni commerciali con i paesi esteri, e poi c’è il Tea Party, che invece lo sostiene dall’inizio. Ci saremmo aspettati che una volta ottenuta la candidatura presidenziale Trump avesse cercato di unire attorno a sè l’intero partito, ma invece ha fatto l’esatto opposto, criticando sia i Cristiano evangelici che i “business Republican”. Diciamo che questo non è proprio il modo in cui mi aspetterei si comportasse uno nella sua posizione. A mio avviso non sta giocando le sue carte nel modo migliore.
Wall: Lasciami fare l’avvocato del diavolo. Ipotizziamo che Trump conquisti la Casa Bianca. Quali sarebbero a tuo avviso le implicazioni per l’economia e i mercati?
Wescott: Credo che questo innescherebbe un po’ di paura. Abbiamo già visto alcuni investitori Europei e internazionali, in generale, alleggerire la propria esposizione sugli Usa a causa dei timori legati a Donald Trump. In genere le elezioni americane non sono una variabile rilevante per i mercati. Da una parte c’è un Repubblicano, dall’altra un Democratico. Tra di loro ci potranno essere divergenze sui provvedimenti di natura fiscale e qualche altra differenza qua e là nella loro agenda politica, ma ad ogni modo, qualsiasi sia l’esito delle urne, gli investitori sanno che potranno aspettarsi una guida affidabile, rispettosa delle istituzioni e prudente nella gestione del budget. Credo, quindi, che alcune persone, nell’incertezza su quali potranno essere le dinamiche future, stiano pensando di alleggerire per un attimo le proprie posizioni.
Emma: Cosa succederebbe, invece, se fosse Hilary Clinton a diventare Presidente. Che politica interna ed estera dovremmo aspettarci e quale sarebbe l’impatto sul mercato e sull’economia?
Wescott: Hilary è politicamente un po’ più a destra di Barak Obama. Come Senatrice dello Stato di New York (lo è stata per otto anni) si è guadagnata una forte reputazione per la sua volontà a facilitare l’attività economica. Non solo quella finanziaria di Wall Street, ma anche quella delle aziende esportatrici. Nel corso del suo mandato ha lavorato per ridurre le barriere commerciali in modo da facilitare le relazioni con il resto del mondo. Direi quindi che il suo istinto è quello di essere a favore del commercio e del business, ma durante le primarie è stata spinta verso sinistra dal candidato Bernie Sanders. Mi aspetto che una volta guadagnata la nomination alla Casa Bianca la Clinton possa tornare sui suoi passi, anche se sarà costretta a mantenere alcune promesse come l’innalzamento del reddito minimo, o l’estensione dell’assicurazione sanitaria nazionale (che potrebbe partire dai 55/50 anni, invece che dai 65 anni com’è attualmente). Vedremo quali saranno le sue proposte, ma credo comunque che il suo istinto naturale sia di essere più a destra di Obama.
Wall: Nel frattempo dobbiamo aspettarci un po’ di volatilità.
Wescott: I mercati sono i mercati, non gradiscono…..
Wall: L’incertezza.
Wescott: I mercati odiano l’incertezza e non gradiscono non sapere cosa potrà fare la politica. E credo sia questa la cosa che faccia più paura di Trump. Non sappiamo quale sarà la sua politica: è possibile che dichiari che gli Usa siano pronti a imporre dazi del 45% sulla merce cinese e poi ad Agosto dica che ha cambiato idea. Fino ad ora non sappiamo realmente quali sono le sue priorità, quali le politiche per le quali sarà disposto a lottare, quali quelle che effettivamente realizzerà e quali, invece, sono solo dichiarazioni che ha fatto per guadagnare voti in campagna elettorale.
Wall: Robert, grazie mille.
Wescott: Grazie.
Wall: Emma Wall per Morningstar. Grazie per la visione.
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