L’interesse degli investitori verso le obbligazioni ad alto rendimento è cresciuto a un ritmo forsennato nell’ultimo decennio, spinto dalla politica monetaria ultra accomodante del dopo crisi, all’origine della cosiddetta “ricerca di rendimento”.
Gli Exchange traded funds hanno giocato un ruolo chiave nel fornire accesso a questo angolo piuttosto opaco del mondo a reddito fisso e, anche se minore rispetto ad altri strumenti d’investimento, la visibilità dei replicanti obbligazionari high-yield, strumenti molto scambiati tra gli investitori, li ha resi un bersaglio facile per tutti i tipi di preoccupazioni. In particolare, alcune domande sorgono regolarmente circa la loro capacità di operare in scenari di stress.
Uno degli equivoci più comuni quando si tratta della liquidità di un Etf è pensare che ogni acquisto o vendita di una quota del fondo abbia necessariamente un impatto sul mercato sottostante. In altre parole, spesso si crede che ogni volta che un investitore acquisti o venda un Etf obbligazionario ad alto rendimento, l’emittente stesso debba acquistare o vendere i titoli che compongono il portafoglio replicato. Tuttavia, non è così.
Gli investitori in Etf operano sul mercato secondario, acquistando e vendendo quote di replicanti esistenti, come si fa per le singole azioni ordinarie. Questo crea un ulteriore livello di liquidità che può essere molto utile nel caso di esposizioni al reddito fisso.
Solo quando vi è uno squilibrio nel rapporto tra domanda e offerta sul mercato secondario, un gruppo selezionato di market makers, noti come “partecipanti autorizzati”, interagisce direttamente con l’emittente dell’Etf per creare nuove quote o riscattare quelli esistenti. Questa è l'attività sul mercato primario che ha un impatto diretto sul sottostante, nel senso di dover acquistare o vendere i titoli (obbligazioni o azioni) che compongono il paniere replicato.
Nella ricerca recentemente pubblicata dal titolo High-Yield Bond ETFs: A Primer on Liquidity, cerchiamo appunto di fare chiarezza su questo argomento.
La nostra analisi mostra che la pesante attività di trading sugli Etf obbligazionari ad alto rendimento che avviene sul mercato secondario riguarda sostanzialmente scambi tra acquirenti e venditori di quote già esistenti, i quali quindi non influenzano il mercato sottostante. Inoltre, in caso di necessità, la creazione e la redenzione di nuove quote sul mercato primario non ha fin qui presentato problemi di esecuzione. In sintesi, gli investitori sono stati in grado di prendere posizioni d’investimento sulla classe di attivi - anche in tempi molto volatili - senza impattare la liquidità del mercato delle obbligazioni ad alto rendimento.
Di fronte a questi fatti, si potrebbe sostenere che, lungi dall'essere agenti di instabilità, la stessa natura molto dinamica del trading sui replicanti high-yield ha finora agito come una valvola di sicurezza in un mercato in cui, in gran parte a causa della regolamentazione bancaria post-crisi, la disponibilità di uno spazio per gli scambi di titoli a reddito fisso ha seguito una tendenza al ribasso.
Una questione diversa riguarda invece cosa accadrebbe nel caso di un evento catastrofico per il sottostante. Questa è la domanda alla quale tutti esigono una risposta. La risposta semplice è che una situazione del genere sarebbe un problema a livello di asset class, il che influenzerebbe chiunque abbia investito in obbligazioni ad alto rendimento, a prescindere dal veicolo di investimento. Per quello che attiene i titolari di quote di Etf sui bond high-yield, fino a quando il trading sul mercato secondario rimane attivo, dovrebbero essere in grado di “uscire”, anche se – cosa altamente probabile in uno scenario catastrofico - in perdita.
Se correttamente esaminate, le preoccupazioni sugli Etf obbligazionari ad alto rendimento hanno poco a che fare con gli Etf, ma piuttosto con i fondamentali di questa asset class. Come notato, investire in titoli che in passato erano comunemente noti come “junk bonds” (obbligazioni spazzatura) è diventato piuttosto comune, a causa del crollo dei tassi d’interesse a seguito della crisi finanziaria globale del 2008. E mentre vi è certamente la possibilità d’intavolare un dibattito interessante sulla solidità finanziaria di questa “ricerca di rendimento”, vale la pena non perdere di vista che gli Etf sono semplicemente veicoli d’investimento che permettono l’accesso alla classe di attivi, senza essere in grado di modificarne i fondamentali.
Per scaricare l’analisi High-Yield Bond ETFs: A Primer on Liquidity, clicca qui.
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