Il Giappone poteva fare di più, ma deve fare i conti con la congiuntura. L’analisi delle categorie Morningstar mostra che i segmenti dedicati all’azionario del Sol levante – Large cap e Small/mid cap – nell’ultimo mese (fino al 14 giugno e calcolato in euro) hanno segnato, rispettivamente, -0,25% e +0,83% (-3,9% e -2,8% in yen). Risultati ottenuti nonostante la volatilità innescata prima dall’attesa di annunci di nuovi stimoli monetari da parte della Bank of Japan e, poi, dal nulla di fatto dell’istituto centrale.
Un Arcipelago sottovalutato
Ma le scelte della BoJ non raccontano tutta la storia. “Ci sono pochi dubbi sul fatto che l’economia giapponese stia rallentando. E questo fa nascere nuove domande sulla bontà delle scelte economiche del governo guidati da Shinzo Abe”, spiega Dan Kemp, responsabile degli investimenti EMEA di Morningstar Investment Management (MIM). “Tuttavia, se leviamo di torno tutte le questioni politiche ed economiche, ci accorgiamo che l’equity nipponico, per quanto riguarda semplicemente le valutazioni, è ancora molto interessante. Ma con i fattori politici ed economici bisogna fare i conti, quindi dobbiamo aspettarci minori rendimenti dall’equity Japan rispetto a quello di altri mercati sviluppati, anche se questi ultimi trattano a premio”.
Una foto dello stato congiunturale dell’Arcipelago è arrivata con l’indice Reuters Tankan. Dopo il progresso registrato in aprile per la fiducia delle aziende manifatturiere del Giappone, maggio ha portato un nuovo declino. L’indicatore, infatti, è crollato il mese scorso a due punti dai 10 di aprile (era a sei punti in marzo), a causa soprattutto dell'impatto del rafforzamento dello yen sull'export dei settori di automotive, elettronica e macchinari di precisione. Il sondaggio, condotto tra 510 aziende giapponesi medio-grandi (in un periodo che va dal 9 al 23 maggio), prevede comunque un ritorno a quota cinque. Il Reuters Tankan nel settore dei servizi è invece calato a 19 punti da 23 punti di aprile (24 in marzo), ed è atteso un ulteriore scivolamento fino a 18 punti nei prossimi tre mesi.
Dal punto di vista del rapporto di valutazione fra l’equity giapponese e quello degli altri paesi l’esempio più eclatante è quello del confronto con gli Stati Uniti dove i titoli continuano a salire nonostante dati macro non sempre esaltanti e risultati aziendali trimestrali in chiaroscuro (e spesso, anche nel caso di bilanci in crescita, al di sotto delle attese degli analisti). I titoli quotati al Nyse coperti dalla ricerca Morningstar trattano a 1,05 rispetto al fai value degli analisti.
Un aiuto dal turismo
A dare una mano al paese potrebbe essere il settore del turismo. “Lo scorso anno, il numero di turisti esteri ha registrato un'impennata, portandosi a quota 19,7 milioni, e per la prima volta in oltre quarant'anni i turisti in entrata hanno superato quelli giapponesi che si recano all'estero”, spiega uno studio firmato da Seung Kwak, gestore azionario di Capital Group. Resta comunque d’obbligo la prudenza. “Le sfide che attendono il paese non devono essere sottovalutate”, continua il report. “Tra gli altri fattori che destano preoccupazione si annoverano le pressioni esterne, come il rallentamento strutturale della Cina, che ha effetti di contagio sull'export giapponese. In ogni caso, questi timori non devono offuscare il fatto che il Giappone sta procedendo sulla strada delle riforme”.
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