I mercati di frontiera continuano a regalare soddisfazioni. La categoria Morningstar che raccoglie i fondi specializzati sui paesi non ancora emergenti nell’ultimo mese (fino al 13 giugno e calcolato in euro) ha guadagnato il 3,4%, portando a +1% la performance da inizio anno. Risultati non ancora sufficienti a far recuperare il 18% circa perso dai massimi degli ultimi tre anni (toccati a settembre del 2014), ma adeguati per regalare un po’ di soddisfazione agli investitori in un periodo caratterizzato da volatilità e forti incertezze sul futuro dei mercati developed ed emerging. “Come gli emergenti, anche i mercati di frontiera non possono essere considerati un blocco unico”, spiega un report della società di consulenza Investment Frontier. “Il buon andamento dell’asset nel suo complesso è il frutto delle performance positive di alcune regioni che hanno più che compensato il cattivo andamento di altre”.
La corsa di Perù e Colombia
A fare da traino, in questo senso, sono stati alcuni mercati della zona latinoamericana. In particolare il Perù, il cui indice Lima General Index nel primo trimestre del 2016 ha guadagnato (in dollari) il 23,4%. Merito principalmente del rally di alcuni metalli di cui il paese è esportatore che hanno avuto una fase di risveglio dopo il sell off registrato nel 2015. Da inizio gennaio a marzo 2016, ad esempio, oro e argento sono cresciuti rispettivamente del 15% e del 9%. “Il risultato è stato che gli acquisti sui titoli minerari legati a queste due commodity hanno avuto nuova linfa dopo le forti vendite degli anni scorsi”, spiega lo studio. Va sottolineato tuttavia, che il rally è partito da un livello molto molto basso. Il paniere peruviano, nonostante la corsa, è ancora sotto più del 50% rispetto ai massimi toccati ad aprile 2012.
L’indice Colcap della Colombia con il suo 21% si è piazzato subito dietro a quello peruviano. Merito, in parte, dei rimbalzi del prezzo del petrolio. “Ma una parte dei ringraziamenti gli investitori li devono girare a Bancolombia, il primo istituto finanziario del paese che, da solo, rappresenta il 14% della capitalizzazione del paniere”, spiega il report. “Il paese corre il rischio della stagflazione, ma l’interesse per i mercati di frontiera in generale ha fatto bene ai titoli più solidi dei singoli paesi che formano questo universo”.
Attenti al Nepal
Per trovare la terza posizione fra i top performer bisogna spostarsi in Asia meridionale e guardare in Nepal dove il paniere Nepse ha guadagnato il 18,2%. A differenza dei benchmark sudamericani che si sono rimessi in pedi dopo un periodo di depressione, il listino di Katmandu cresce ininterrottamente da tre anni e, da inizio 2015 (fino a marzo 2016), ha guadagnato il 50%. Questo mercato, tuttavia, viene affrontato con cautela anche dagli investitori più esperti. “E’ difficile capire cosa ci sia dietro questa performance”, spiega lo studio. “Tanto che anche le autorità di controllo locali (Sebon, Security Board on Nepal, Ndr) ha diffuso un comunicato avvertendo gli operatori di esser cauti. Nel warning vengono citati il rallentamento dell’economia e la situazione di debolezza di alcuni istituti di credito”.
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