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Michele Clementi (Università di Bologna) ricorda come gli investitori siano soggetti a errori tipici e ricorrenti. Ecco perché è fondamentale conoscere i mercati finanziari da un punto di vista statistico (e avere un buon consulente).

Valerio Baselli 29/06/2016 | 16:17
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Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. Sono in compagnia di Michele Clementi, professore a contratto all’Università di Bologna. Buongiorno.

Michele Clementi: Buongiorno e grazie.

Baselli: Lei ha appena pubblicato un libro dal titolo “L’investitore fortunato”, che analizza il comportamento degli investitori attraverso la raccolta dei fondi comuni. Qual è la principale conclusione del suo libro?

Clementi: Il libro usa l’analisi dei flussi per spiegare il comportamento statistico dei risparmiatori. È anche un’analisi sui trend di mercato, in relazione coi flussi, per dimostrare appunto quali sono gli errori tipici degli investitori. Non solo in relazioni ai mercati finanziari, ma spesso anche all’economia reale. Ci sono momenti in cui, ad esempio, i giornali enfatizzano un basso tasso di disoccupazione ed è dimostrato che con queste notizia i risparmiatori si sentono più sicuri e fiduciosi verso i mercati azionari, quando invece alcuni studi statistici dimostrano che spesso con una bassa disoccupazione aumenta il rischio azionario.

Quindi i risparmiatori sono sensibili non solo ai flussi, di solito comprando ai massimi e vendendo ai minimi, ma anche alle notizie che riconoscono sui giornali, relative al Pil, alla disoccupazione o all’inflazione, non troppo difficili e alla portata di tutti.

Baselli: Ecco, spesso si sente parlare di “trappole emotive”. Cosa si intende con questo termine?

Clementi: L’investitore ha una bassa conoscenza dei mercati finanziari. Il consulente in questo lo deve aiutare. Il suo compito è quello di gettare acqua sul fuoco quando le cose vanno molto bene ed essere un po’ più aggressivo quando le cose vanno male. E dai flussi sui fondi, e voi lo sapete bene visto che Morningstar ha fatto molti studi al riguardo, si vede che ci sono forti riscatti sui minimi quando invece statisticamente la probabilità di avere dei risultati positivi a 12 mesi sono prossime al 100%. Mentre quando si hanno dei record di raccolta i ritorni che ci possiamo aspettare a 12 mesi statisticamente sono più bassi.

Baselli: Quindi a volte bisogna farsi violenza e fare il contrario di quello che si sente?

Clementi: A volte lo “stomaco” comanda, però non può essere un indicatore affidabile. Bisogna conoscere statisticamente i mercati per avere delle risposte a quelle che sono le nostre sensazioni. Altrimenti, è un po’ come tirare la freccetta, giocare un po’ sulla fortuna e sulla sfortuna. Conoscendo le statistiche, sappiamo invece che in certi momenti il rischio è a nostro favore. Poi sappiamo anche che avere una probabilità a favore del 55% non ci deve fare ingolosire. Ci sono comunque fasi di mercato, del ciclo economico, in cui siamo davvero prossimi al 100% a 12 mesi, ma questo solamente nei momenti di grandi recessioni e grandi ribassi.

Baselli: Grazie al professor Clementi.

Clementi: Prego, è stato un piacere.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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