Nei dati sulla raccolta dei fondi europei a maggio c’è tutta l’incertezza degli investitori per l’esito del referendum nel Regno Unito, ma nessun fuggi fuggi anticipato. Solo nelle prossime settimane sapremo quali effetti sull’industria del risparmio ha avuto lo shock dei mercati dopo la vittoria degli inglesi favorevoli all’uscita dall’Unione europea e le conseguenze caotiche di questo risultato.
Ancora obbligazioni
La fotografia di maggio, scattata dal Morningstar asset flow report, rivela che gli investitori europei hanno continuato a prediligere il reddito fisso, anche se i flussi netti si sono ridotti rispetto ad aprile (5,37 miliardi di euro contro 20,2). I bilanciati hanno superato gli alternativi, portando in positivo la raccolta dall’inizio dell’anno, mentre gli azionari hanno subito riscatti netti per circa 7 miliardi, che li porta a -43,13 miliardi da gennaio. Non sono bastati i nervosi tentativi di risalita delle Borse per far cambiare idea ai risparmiatori. Nel complesso, però, i fondi a lungo termine hanno registrato un saldo positivo, pari a 7,36 miliardi.
L’atteggiamento di preoccupazione - ma non di panico - è confermato anche dai dati sui fondi monetari che, generalmente, sono scelti dagli investitori nei periodi di riduzione della propensione al rischio (risk-off). I flussi netti sono stati pari a 16,7 miliardi, inferiori ad altri periodi di shock dei mercati.
Effetto sorpresa
Le dinamiche dei flussi verso i fondi specializzati sulla Borsa di Londra e le obbligazioni in sterline sono un indicatore di un effetto sorpresa dell’esito del voto. Nonostante a maggio i riscatti siano stati di 1,2 miliardi per le categorie azionarie in sterline, questo livello è inferiore a quello di aprile e del primo semestre 2015.
Tra gli obbligazionari sono prevalsi i deflussi (-457 milioni a maggio contro +686 milioni ad aprile), un chiaro segnale del sentiment degli investitori, che comunque ancora una volta era stato molto più negativo nell’estate 2015, quando la discesa delle quotazioni del petrolio e i timori per l’economia cinese avevano mandato ko i mercati. Nel complesso, dunque, i dati confermano quanto sia stato inaspettato l’esito del referendum inglese.
Il reddito fisso piace flessibile
L’analisi delle categorie di fondi europee rivela che la più popolare tra gli investitori è stata quella dei bilanciati moderati globali in euro (+2,23 miliardi), tra i quali è stato protagonista Nordea-1 Stable Return, che negli ultimi dodici mesi ha registrato una crescita organica (flussi in rapporto agli asset di inizio periodo) dell’84%. Seguono gli obbligazionari diversificati in dollari a breve termine e gli alternativi multistrategy. Per questi ultimi, l’incremento delle masse è rallentato rispetto ai precedenti 18 mesi ed è stato trainato dalle offerte di Aviva e Invesco che prevedono un obiettivo di rendimento.
Nel reddito fisso, la maggior parte della raccolta è stata realizzata dalle strategie flessibili e corporate in euro e dollari, mentre, dopo un mese di respiro, sono tornati in territorio negativo gli obbligazionari high yield in dollari, che tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 hanno sofferto l’allargamento degli spread (differenziali rispetto ai titoli considerati privi di rischio). Segno meno anche per gli obbligazionari specializzati sui mercati emergenti in valuta locale, dopo due mesi positivi.
Via dalle Borse europee
Tra le categorie più colpite dai deflussi ci sono gli azionari Europa large cap blend (-2,11 miliardi). In particolare, sono stati penalizzati BGF European e Invesco Pan European equity. In generale, le fuoriuscite riguardano soprattutto le strategie attive, mentre quelle indicizzate sono leggermente positive.
Chi sale e chi scende
Tra le prime società di gestione per raccolta netta a maggio, UBI (gruppo Unione banche italiane) si colloca al terzo posto, dopo JPMorgan e Nordea, grazie al successo dei fondi obbligazionari flessibili e, in misura minore, bilanciati prudenti. Pimco consolida l’inversione di rotta rispetto ai forti deflussi registrati da gennaio 2013, dopo l’uscita del fondatore Bill Gross. Per contro Franklin Templeton chiude maggio con riscatti netti per circa 3 miliardi, di cui 930 milioni da Templeton Global Total Return e Templeton Global Bond. Le fuoriuscite hanno colpito anche Fidelity e Hsbc, soprattutto nelle gamme obbligazionarie, e BlackRock nelle strategie azionarie attive.
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